Per la prima volta, in quasi novanta anni dalla loro costruzione, le cupole astronomiche del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo aprono le porte ai visitatori. Si tratta di due osservatori astronomici perfettamente funzionanti della Specola Vaticana: la “cupola maggiore” dal diametro di 8,5 metri, dotata di Telescopio Visuale, per l’osservazione delle stelle e dei pianeti; e la “cupola minore”, dal diametro di 8 metri, con il Doppio Astrografo,utilizzato per i rilievi fotografici del cielo e della posizione degli astri.
Il visitatore che entra per la prima volta nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo non immagina certo di trovarsi di fronte ai cospicui resti di una delle più famose ville dell'antichità, l'Albanum Domitiani, la grandiosa residenza di campagna dell'imperatore Domiziano (81-96 d.C.), la quale si sviluppava per circa 14 chilometri quadrati dalla Via Appia fino a comprendere il lago Albano. Le Ville Pontificie si estendono sui resti della parte centrale della residenza, la quale includeva, secondo l'ipotesi formulata da insigni studiosi, anche l'Arx Albana, posta all'estremità della collina di Castel Gandolfo, dove ora si trova il Palazzo Pontificio, e che un tempo ospitava il centro dell'antica Albalonga.
La Villa di Domiziano era ubicata sul versante occidentale della collina, in posizione dominante sul mare Tirreno. Il pendio era stato tagliato in tre grandi ripiani digradanti verso il mare. Il primo, più in alto, comprendeva le abitazioni dei servi imperiali, i vari servizi e le cisterne, alimentate dalle sorgenti di Palazzolo - poste sulla sponda opposta del lago - mediante tre acquedotti, ancora in parte esistenti, che riforniscono la Villa papale e l'abitato di Castel Gandolfo. Sul ripiano mediano, delimitato a monte da un grande muraglione di sostruzione, interrotto da quattro ninfei a pianta alternatamente rettangolare e semicircolare, sorgevano il palazzo imperiale ed il teatro. Il ripiano inferiore comprendeva il criptoportico, la grande passeggiata coperta dell'imperatore, lungo in origine circa trecento metri. Il ripiano si spezzava poi in più terrazze successive, per lo più destinate a giardini, una delle quali comprendeva l'ippodromo.
In questa residenza, attrezzata anche per la stagione invernale, ricca di bellezze naturali e di sontuosi edifici, monumenti ed opere d'arte, Domiziano, il "calvo Nerone" come lo chiamava Giovenale, stabilì quasi in permanenza la sua dimora.
Alla morte di Domiziano la villa passò ai suoi successori, che però preferirono stabilire altrove le loro dimore. Adriano (117-138) vi trascorse qualche breve periodo in attesa che fosse portata a compimento la villa presso Tivoli e Marco Aurelio (161-180) vi si rifugiò per alcuni giorni durante la ribellione dell'anno 175. Alcuni anni dopo,Settimio Severo (193-211) vi installò, nella parte più a sud, i castra dei suoi fedelissimi legionari partici, i quali vi accamparono stabilmente con le loro famiglie.
Iniziava così la decadenza della villa imperiale i cui monumenti, già privati delle loro opere d'arte e di ogni prezioso ornamento, furono sistematicamente demoliti per impiegare marmi e laterizi nelle nuove costruzioni che diedero origine al primo nucleo abitativo della cittadina di Albano. Un altro insediamento, prevalentemente di agricoltori, si costituì a nord della villa sul crinale del lago verso "Cucuruttus" (l'attuale Montecucco) dando origine assai più tardi all'odierna Castel Gandolfo.
L'imperatore Costantino (306-337), che aveva allontanato dal territorio i turbolenti legionari partici con le loro famiglie, tra i benefici conferiti alla basilica di San Giovanni Battista, l’attuale cattedrale di Albano, includeva anche la possessio Tiberii Caesaris, cioè l'area della villa domizianea.
Fatta eccezione per alcune memorie di atti censuari o patrimoniali che si riferiscono a queste terre, la storia tace fino al XII secolo. Non così le spoliazioni di marmi e di opere d'arte che continuarono a lungo. Nel XIV secolo il saccheggio divenne sistematico, alla ricerca di marmi per la costruzione del duomo di Orvieto.
Intorno al 1200 sulla collina viene costruito, forse sulle rovine dell'antica Albalonga, il castello della famiglia genovese dei Gandolfi, da cui prende il nome l’odierna Castel Gandolfo. La rocca era una fortezza quadrata posta al culmine della collina con alte mura merlate ed un piccolo cortile ancora esistente, circondata da un possente bastione che la rendeva pressoché inespugnabile. Dopo alcuni decenni, passò in proprietà dei Savelli che, con alterne vicende, la tennero per circa tre secoli.
Fu nel luglio del 1596, sotto il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini (l592-1605), che la Camera Apostolica prese possesso di Castel Gandolfo e di Rocca Priora, con la bolla detta Congregazione dei Baroni, togliendoli ai Savelli che si erano rifiutati di onorare un debito di 150.000 scudi. Più tardi parte del debito venne restituita e Rocca Priora ritornò ai Savelli mentre Castel Gandolfo venne dichiarata patrimonio inalienabile della Santa Sede ed incorporata definitivamente, con decreto concistoriale del 27 maggio 1604, nel dominio temporale della Chiesa.
Paolo V Borghese (1605-1621), sollecitato dalla comunità di Castel Gandolfo, dotò la cittadina e la rocca di acqua in abbondanza, provvedendo a far restaurare l’acquedotto che portava le acque dalle sorgenti di Malafitto, l’odierna Palazzolo. Si preoccupò inoltre di rendere più salubre la zona, prosciugando dalle acque palustri il laghetto di Turno, come ricorda una delle lapidi collocate sul fronte del Palazzo Pontificio.
Urbano VIII Barberini (l623-1644), che già da Cardinale amava soggiornare a Castel Gandolfo, fu il primo Papa a villeggiare in questa residenza, nella primavera del 1626, una volta terminati i lavori di sistemazione ed ampliamento del Palazzo, affidati a Carlo Maderno, coadiuvato da Bartolomeo Breccioli e Domenico Castelli come sottoarchitetti. Incorporata la rocca con opportuni rifacimenti, fu costruita l'ala del palazzo verso il lago e la parte sinistra dell’attuale facciata, fino al portone di ingresso. Fu pure impiantato il giardino del palazzo (Giardino del Moro), di modeste proporzioni, tuttora fedele al disegno originario, con alcuni viali che lo tagliano a riquadri regolari, segnati da siepi di mortella. Il fiorentino Simone Lagi provvide a decorare con affreschi la Cappella privata, il piccolo Oratorio contiguo e la Sacrestia. All'opera di Urbano VIII sono legate anche le due suggestive strade alberate, dette "Galleria di sopra" e "Galleria di sotto" che costeggiano la Villa Barberini e collegano Castel Gandolfo con Albano.
Alessandro VII Chigi (1655-1667) completò la costruzione del Palazzo pontificio con la nuova facciata verso la piazza e l’ala verso il mare, con la grande galleria costruita su disegno e con l'assistenza del Bernini.
Clemente XIV Ganganelli (1769-1774), allo scopo di dotare la proprietà di uno spazio più idoneo per le passeggiate a piedi, data l'angustia del piccolo giardino di Urbano VIII, nel marzo 1773 ampliò la residenza con l'acquisto dell'adiacente Villa Cybo. Nel 1717, quando era ancora Uditore della Camera Apostolica, il Cardinale Camillo Cybo si era fatto cedere dall'architetto Francesco Fontana "per sua nobile abitazione e Villa" la palazzina che questi aveva costruito per sé. Successivamente aveva acquistato, di fronte alla costruzione, un appezzamento di terreno, dell'estensione di circa tre ettari, che confina in alto con il borgo di Castel Gandolfo ed in basso, verso il mare, con la strada denominata "Galleria di sotto" e lo aveva trasformato in uno splendido giardino, ricco di marmi, statue e fontane di grande pregio. Questa sontuosa Villa aveva purtroppo un grave difetto: quello di avere il palazzo ed il giardino separati dalla pubblica via, la "Galleria di sotto" appunto. Il Cardinale aveva in animo di collegarli con un cavalcavia, all'altezza del piano nobile del giardino. Il progetto non si realizzò mai, non sappiamo se per mancanza di tempo o di soldi. Morto il Cardinale Cybo nel 1743, la villa passò agli eredi che la vendettero al duca di Bracciano, don Livio Odescalchi. Clemente XIV se la fece cedere alle stesse condizioni, e cioè per 18.000 scudi.
Nel 1870, con la fine dello Stato Pontificio, iniziò per la residenza papale di Castel Gandolfo un lungo periodo di abbandono e di oblio durato sessanta anni. Infatti, pur se la legge delle Guarentigie aveva assicurato al Palazzo di Castel Gandolfo "con tutte le sue attinenze e pertinenze" le stesse immunità del Vaticano e del Laterano, dopo la presa di Roma i Papi non uscirono più dal Vaticano.
Soltanto a seguito dei Patti Lateranensi tra la Santa Sede e l'Italia (1929), che ponevano fine alla spinosa "Questione romana", Castel Gandolfo tornò ad essere la residenza estiva dei Papi. Nel corso dei negoziati venne anche esaminata l'eventualità di destinare al soggiorno dei Pontefici la Villa Farnese di Caprarola oppure la Villa Doria Pamphilj sul Gianicolo. Ma alla fine la tradizione storica prevalse. Le Ville Pontificie assunsero le attuali dimensioni con l'acquisizione del complesso della Villa Barberini, dove furono impiantati giardini di nuovo disegno tra i quali meritano una particolare menzione quelli del Belvedere. Era questa la Villa che Taddeo Barberini, nipote di Urbano VIII, aveva realizzato acquistando nel 1628 terreni e vigneti corrispondenti al terrazzamento centrale della residenza domizianea e successivamente, nel 1631, la proprietà di Monsignor Scipione Visconti che comprendeva un palazzetto poi trasformato e ampliato, probabilmente su progetto del Bernini. Assai più tardi, al principio del secolo seguente, dinanzi al palazzo sarà collocata l'elegante cancellata ingegnosamente disposta in modo da consentire il passaggio degli ingombranti equipaggi del tempo, malgrado la ristrettezza dello spazio.
Dopo il 1929, si provvide ad eseguire importanti lavori di consolidamento e ristrutturazione del Palazzo pontificio per adattarlo alle nuove esigenze e ad effettuare i collegamenti tra le tre ville (Giardino del Moro, Villa Cybo e Villa Barberini) mediante il cavalcavia che unisce il tenimento Barberini con Villa Cybo e poi con la loggia che, da quest' ultima, conduce al Palazzo al di sopra della pubblica strada, sull' arco dell'antica Porta romana.
Nel Palazzo di Castel Gandolfo fu pure trasferito dal Vaticano, nel 1934 l'Osservatorio Astronomico affidato ai Padri Gesuiti, essendo venuta a mancare nella regione circostante l'oscurità notturna necessaria per le osservazioni della volta celeste.
Nell'estate del 1623 veniva eletto al Soglio pontificio il Cardinale Maffeo Barberini che assumeva il nome di Urbano VIII (l623-1644). Già parecchi anni prima il Cardinale aveva scelto per la villeggiatura Castel Gandolfo, sia per la sua incomparabile posizione panoramica, sia perché da lui considerato il luogo più salubre dei castelli romani, e a tale scopo si era costruita una modesta dimora, in prossimità delle mura del Castello, al piano superiore del torrione che ancora adesso sovrasta la Porta romana. Sono tuttora esistenti fuori delle mura, nelle vicinanze dello stesso torrione, le scuderie. Fu quindi naturale che, una volta eletto Papa, Urbano VIII scegliesse Castel Gandolfo come residenza estiva, decidendo quindi di riadattare la vecchia rocca Gandolfì-Savelli allo scopo di "provvedere ancora che i Papi avessero comodità di villeggiare nei propri palazzi, non parendogli conveniente di valersi delle case altrui", come annota il suo biografo Andrea Nicoletti. Dopo aver villeggiato per due anni a Frascati, ospite del Cardinale Scipione Borghese, il 10 maggio 1626 Urbano VIII fissò finalmente la partenza per la prima villeggiatura a Castel Gandolfo.
"Dopo il 1626 Urbano VIII ritornò fedelmente per altri undici anni alla Villa, per due volte all'anno... in aprile o, per lo più, in maggio ed una seconda volta nel mese di ottobre" per una durata da due a tre settimane. "Egli aveva una sua giornata metodica e non gli mancava mai, nelle ore di svago, la compagnia di letterati e di eruditi... Amava soprattutto le passeggiate a piedi che, specie nei primi anni, alternava sovente con lunghe cavalcate nei boschi... Durante le sue villeggiature, perché gli affari di governo non subissero remore, Urbano VIII riceveva, come d'ordinario, ministri e ambasciatori" (da Emilio Bonomelli, ibidem, p. 52). Dopo la malattia del 1637 che fece addirittura temere per la sua vita, Urbano VIII rinunciò definitivamente a villeggiare nella Villa a cui era tanto affezionato per la convinzione, sua e dei medici, che ormai gli giovasse maggiormente l'aria più pesante di Roma.
Il successore di Urbano VIII, Innocenzo X Pamphilj (1644-1655), non venne mai a Castel Gandolfo nei suoi dieci anni di pontificato e raramente si allontanò da Roma.
Non così Alessandro VII Chigi (1655-1667) che soggiornò regolarmente a Castel Gandolfo due volte l’anno, in primavera e in autunno, per periodi variabili da 20 giorni ad un mese. Papa Chigi era particolarmente sensibile alle bellezze del lago e del verde circostante, propizie alle meditazioni e ai silenzi, ed era solito fare lunghe passeggiate per i viali tracciati tra i boschi di lecci e di castani. Ed infine lo attiravano le gite sul lago che percorreva su un grosso brigantino che era stato trasportato appositamente a Castel Gandolfo da Ripa Grande. Alessandro VII affidò al Sernini la costruzione della Chiesa parrocchiale di Castel Gandolfo, dedicata a San Tommaso da Villanova, l’arcivescovo di Valencia da lui stesso canonizzato nel 1658, mentre la Cripta fu dedicata a San Nicola.
Nessuno dei successori di Papa Chigi lasciò più Roma per la residenza estiva nei seguenti 44 anni. Soltanto Innocenzo XII Pignatelli (1691-1700) il 27 aprile 1697 pernottò a Castello, in occasione del suo viaggio ad Anzio e Nettuno, per ripartire l'indomani mattina. Giunto sulla piazza in una sera di nebbia e di pioggia il luogo gli apparve tanto uggioso che non fu invogliato a ritornavi.
Clemente XI Albani (1700-1721) passò i primi nove anni del suo pontificato senza mai allontanarsi da Roma. Ma dopo una grave malattia nell'estate del 1709, nel maggio del 1710 si recò a Castel Gandolfo su consiglio dei medici e, visti i buoni risultati, vi ritornò per sei anni di seguito fino al 1715. Durante il suo primo soggiorno castellano Papa Albani emanò un rescritto con il quale conferiva a Castel Gandolfo il titolo di "Villa Pontificia". Tale riconoscimento, durato fino alla fine dello Stato Pontificio, comportava, per i cittadini di Castel Gandolfo, il privilegio di essere sottratti alla giurisdizione delle comuni magistrature amministrative e giudiziarie e di essere assoggettati a quelle speciali del Prefetto del Palazzo Apostolico e Maggiordomo. I soggiorni di Papa Albani furono improntati a grande dimestichezza con i castellani, specie i più poveri, che il Papa fece destinatari di numerose liberalità. A Clemente XI si debbono i lavori fatti a Palazzo per restaurarlo dopo il lungo abbandono e gli abbellimenti apportati al paese il cui nucleo abitativo si era notevolmente ampliato. Una lapide posta all'inizio del corso di Castel Gandolfo, tuttora esistente, ricorda le opere realizzate dal Papa a beneficio della cittadina.
La Villa pontificia non fu più frequentata dai successori di Papa Albani per la durata di 25 anni ed il Palazzo si riaprì nel giugno del 1741 per accogliere Papa Benedetto XIV Lambertini (1740-1758), eletto nell' estate precedente. Egli "fu uno dei pontefici che più si affezionarono a Castel Gandolfo dove, come soleva dire, poteva tirar fuori l'anima dal torchio" (da Emilio Bonomelli, I Papi in campagna, p.111). Le sue villeggiature assunsero un tono di grande semplicità, lontane dai fasti di quelle dei suoi predecessori: "Non voglio rompimenti di testa. Ce li siropperemo quando saremo a Roma", usava rispondere alle petulanti e spesso inopportune richieste di udienze e di visite che gli venivano presentate. Durante il suo pontificato egli non trascurò di curare e abbellire il palazzo. Tra le opere principali ricordiamo la decorazione della galleria di Alessandro VII, ad opera di Pier Leone Ghezzi, con ariosi dipinti a tempera che rappresentano vedute panoramiche dei colli Albani, vivacizzate da gustose scenette rustiche, e della nuova Loggia delle Benedizioni, fatta costruire nel 1749, con il bell'orologio che la sovrasta.
Clemente XIII Rezzonico (1758-1769), succeduto a Papa Lambertini nel 1758, fin dall'anno seguente si recò a Castel Gandolfo. Il cambiamento d'aria che gli era stato consigliato dai medici gli giovò in modo così evidente che egli vi fece ritorno per altri sei anni, per periodi di circa un mese, fino al 1765. Solo negli ultimi tre anni le preoccupazioni sempre crescenti del suo pontificato gli impedirono di salire a Castello come avrebbe desiderato. Il suo nome resta legato alle preziose suppellettili ed opere d'arte con le quali arricchì la Chiesa parrocchiale e alla Cappella privata del Palazzo. Una lapide collocata sulla Porta romana ricorda i lavori ordinati dal Papa per ampliarla e per addolcire la strada di accesso.
Il suo successore Clemente XIV Ganganelli (1769-1774) occupò il Soglio pontificio per poco più di cinque anni e per ben cinque volte, nell' autunno di ogni anno, trascorse le sue vacanze a Castello. Di natura vivace ed esuberante, di umore gaio e faceto, egli era desideroso di moto e di svago. A Castel Gandolfo perciò "non si limitava alle brevi passeggiate a piedi, per le famose gallerie e per le ville, ma spesso usciva a cavallo dal palazzo. .. in un costume bianco da viaggio con stivali e tricorno bianchi" (ibid., p. 149). E, una volta fuori dell'abitato, amava lanciare il suo cavallo a tale velocità che nessuno del seguito e della scorta gli potesse tener dietro. Ma nel 1771, dopo essere caduto due volte da cavallo ed essersi ferito ad una spalla, fu convinto dai familiari a rinunciare definitivamente al suo svago preferito. Nel 1773 ampliò la residenza pontificia con l'acquisto dell'adiacente villa Cybo.
Pio VI Braschi, eletto nel 1775, durante il lungo pontificato durato un quarto di secolo non soggiornò mai nella residenza estiva. Durante il suo regno, il 27 febbraio 1798 avveniva a Castello il sanguinoso scontro degli abitanti dei Castelli Romani (in particolare di Castel Gandolfo, Albano e Velletri) rimasti fedeli al Papa con le truppe di Gioacchino Murat. Gli insorti, dopo aver combattuto strenuamente, si rifugiarono nel Palazzo pontificio che fu sfondato a cannonate e saccheggiato dai francesi.
Il 14 marzo 1800 veniva eletto a Venezia Pio VII Chiaramonti (1800-1823) che nel 1803 riapriva il Palazzo di Castel Gandolfo dopo aver provveduto ai necessari lavori di restauro e alla provvista del mobilio. Vi ritornava nel 1804 e nel 1805 finché la procella napoleonica, prima con l'invasione degli Stati della Chiesa e infine con la prigionia stessa del Papa, rese nuovamente impossibile il soggiorno pontificio. Dopo la sua liberazione, avvenuta il 17 marzo 1814, e l'abdicazione di Napoleone, nel mese di ottobre di quell’anno Papa Chiaramonti poté finalmente riprendere le sue vacanze autunnali a Castel Gandolfo, che costituirono forse l’unico momento di pace nelle tormentate vicende del suo pontificato.
Papa Leone XII Della Genga (l823-1829) si recò a Castel Gandolfo un solo giorno, il 21 ottobre 1824, ospite dei Cappuccini di Albano ma, pur visitando la Chiesa sulla piazza, non mise piede nella residenza pontificia che non riscuoteva le sue simpatie.
Nemmeno il suo successore Pio VIII Castiglioni (1829-1830), nel suo breve pontificato durato 20 mesi, salì mai a Castello.
Nel 1831 veniva eletto Papa Gregorio XVI Cappellari (1831-1846): le sue vacanze a Castello, quasi sempre in ottobre, sono state piuttosto assidue, segnate dal suo stile semplice di monaco camaldolese. Da Castello, nel 1845, Papa Cappellari si spinse un giorno fino a Tivoli, al Collegio dei Gesuiti, dove poté contemplare le prime dagherrotipie e, incuriosito, posare davanti al fotografo. Poté inoltre assistere con grande interesse a certe prove di illuminazione elettrica e osservare un modellino di battello a vapore.
Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878) fece a Castello villeggiature brevi e saltuarie nelle stagioni più diverse, alternandole con alcuni soggiorni al Porto di Anzio. Egli non aveva infatti un particolare trasporto per la vita di campagna e, più di questa, amava la città nella quale soleva muoversi abbastanza disinvoltamente. I vecchi castellani si tramandano i ricordi di Papa Mastai che con grande semplicità usciva a piedi per il paese, entrava nelle case del borgo e spesso, trovata la pentola sui fornelli, ne sollevava il coperchio per rendersi conto se il cibo fosse sufficiente, sopperendo, in caso contrario, con elargizioni in denaro. A Castel Gandolfo Pio IX concedeva udienza con una larghezza mai usata dai suoi predecessori e negli ultimi anni, con la crescente facilità dei viaggi, si videro arrivare nella cittadina, anche a gruppi numerosi, i pellegrini stranieri. L'ultimo soggiorno castellano di Papa Mastai durò dal 28 al 3l maggio 1869 e fu ispirato esclusivamente dal desiderio di venerare il miracoloso Crocifisso di Nemi del quale si celebrava quell’anno il secondo centenario. Erano gli ultimi mesi di vita dello Stato pontificio, che avrebbe visto la fine con la presa di Porta Pia, il 20 settembre 1870.
Anche se dopo il 1870 e fino alla Conciliazione i Papi non uscirono mai dal Vaticano, non per questo si interruppe il loro legame affettivo con la cittadina di Castel Gandolfo. Pio IX aveva accolto nel Palazzo, dopo il 1870, due comunità di clausura, una di Monache basiliane provenienti dalla Polonia russa, l'altra di Clarisse che avevano dovuto lasciare il loro convento di Albano per l'incameramento dei beni ecclesiastici. Papa Leone XIII Pecci (1878-1903) - che aveva donato alla Chiesa parrocchiale due artistici lampioni-candelabro che ne ornano il sagrato - chiamava amabilmente "Il piccolo Castel Gandolfo" il torrione delle mura di Leone IV in Vaticano, nel quale sostava qualche volta in estate. Pio X Sarto (1903-1914) e Benedetto XV Della Chiesa (1914-1922) fecero costruire due edifici che tuttora portano il loro nome, da destinare a case popolari per i castellani meno abbienti. Pio X fece pure allestire nel Palazzo un appartamento per il soggiorno estivo del suo Segretario di Stato, il Cardinale Raffaele Merry del Val che vi trascorse periodi di circa un mese, tra agosto e settembre, dal 1904 al 1907.
Pio XI Ratti (1922-1939) può considerarsi il primo Papa dei tempi moderni ad aver soggiornato a Castel Gandolfo. Compiuti in tempi brevi gli indispensabili lavori di riadattamento della antica residenza, i suoi soggiorni, dai due mesi iniziali, arrivarono fino a sei mesi l’anno, dal 1934 al 1938. Nell'appartamento papale Pio XI fece costruire una nuova Cappella privata e vi fece collocare la riproduzione del quadro della Madonna di Czestochowa, dono dei vescovi polacchi, mentre le pareti laterali furono affrescate dal pittore Rosen di Leopoli con due fatti di storia antica e recente della Polonia: da una parte la resistenza di Czestochowa nel 1655 contro gli svedesi di Gustavo Adolfo e dall'altra la vittoria di Varsavia contro i bolscevichi del 15 agosto 1920, denominata "miracolo della Vistola". Pio XI aveva infatti trascorso in Polonia gli anni dal 1918 al 1921, prima come Visitatore e poi come Nunzio Apostolico. Dal Palazzo di castello, al tramonto della sua giornata terrena, il Papa levò più volte la voce per denunciare le nefaste dottrine del nazionalismo razziale, giungendo, nel memorabile radiomessaggio del 29 settembre 1938, ad offrire la sua vita per salvare la pace.
Pio XII Pacelli (1939-1958) nel suo primo anno di pontificato si recò a Castel Gandolfo e nel mese di luglio emanò "ex arce Gandulphi" la sua prima enciclica Summi Pontificatus. Da qui, il 24 agosto 1939, inviava per radio l'estremo appello alle nazioni per scongiurare il conflitto: "Imminente è il pericolo, ma è ancora tempo. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra". Il Papa, impegnato in una instancabile opera di pace, non tornò a Castel Gandolfo negli anni della guerra e la residenza diventò punto di riferimento ed asilo sicuro per le popolazioni locali. Dopo gli avvenimenti seguiti all'8 settembre 1943 le popolazioni di Castel Gandolfo e dei paesi vicini, prese dal panico, si rifugiarono nelle Ville Pontificie, che godono dei privilegi della extraterritorialità, finché non tornò la calma. Ma il 22 gennaio 1944, dopo lo sbarco di Anzio, essendo ormai tutta la zona divenuta fronte di guerra, gli abitanti di Castel Gandolfo e dintorni di nuovo accorsero ai vari ingressi delle Ville: si calcola che a dodicimila assommassero le persone che vi trovarono rifugio in quel triste periodo e vi rimasero fino alla liberazione di Roma, avvenuta il 4 giugno. L'appartamento papale fu riservato alle partorienti e vi nacquero in quei mesi circa quaranta bambini. Furono purtroppo numerose anche le vittime dei bombardamenti che si verificarono ai confini delle Ville: il primo febbraio di quell’anno furono distrutti i Conventi delle Clarisse e delle Basiliane e 18 suore vi persero la vita; il 10 febbraio uguale sorte toccò al Collegio di Propaganda Fide, con oltre 500 morti e numerosi feriti.
Soltanto il 22 agosto del 1946 il Papa riprese i soggiorni estivi a Castello, che si susseguirono regolarmente ogni anno fino al 1958, per periodi anche di cinque mesi. Se si eccettua il periodo della guerra si può dire che Papa Pacelli ha trascorso a Castel Gandolfo quasi un terzo del suo pontificato. E proprio a Castel Gandolfo Papa Pacelli, all'alba del 9 ottobre 1958, chiudeva la sua giornata terrena, primo Papa nella storia di questa residenza.
Il 28 ottobre veniva eletto Giovanni XXIlI Roncalli (1958-1963) che, pochi giorni dopo, si recò a Castello. Una lapide posta all'interno della chiesa parrocchiale ricorda la munificenza del Papa che volle restituito il tempio e la cripta sottostante al loro primitivo decoro. Papa Giovanni instaurò due tradizioni a Castel Gandolfo: la recita dell'Angelus la domenica mattina nel cortile del Palazzo e la Santa Messa in parrocchia per la festività dell'Assunta.
Paolo VI Montini (1963-1978) dopo alcune settimane dalla sua elezione, avvenuta il 21 giugno, venne a Castel Gandolfo il 5 agosto per il soggiorno estivo e vi ritornò ogni anno, da metà luglio a metà settembre. Il carattere schivo e riservato non gli ha impedito di stabilire con gli abitanti di Castel Gandolfo e delle Ville un rapporto di affettuosa cordialità e di paterna sollecitudine. Quale fosse la sua giornata a Castello ebbe a descriverlo Lui stesso durante l'Angelus del 13 agosto 1972: "Anche noi godiamo un po' di questo dono che il Signore ci regala. Respiriamo quest' aria buona, ammiriamo la bellezza di questo quadro naturale, gustiamo l'incanto della sua luce e del suo silenzio e anche cerchiamo qualche ristoro alle nostre povere forze che sono sempre scarse e ora anche un po' stanche...". L'Anno Santo del 1975, che vide affluire a Roma numerosissimi pellegrini, indusse il Papa a recarsi in Vaticano ogni mercoledì per le Udienze generali. Iniziarono allora quegli spostamenti settimanali in elicottero che consentono al Papa di raggiungere rapidamente il Vaticano senza turbare il normale svolgersi del già congestionato traffico stradale sulla via Appia. Numerose sono le opere volute e realizzate da Paolo VI a favore della popolazione di Castel Gandolfo, quali la moderna Scuola elementare pontificia che ora porta il Suo nome, la chiesa di San Paolo con annesso complesso per le opere pastorali nell'omonimo popoloso quartiere sorto a ridosso della Via Appia, e la chiesa della Madonna del Lago. Il 14 luglio 1978 il Papa si trasferì a Castel Gandolfo rinnovando come ogni anno la speranza che la salubrità dell'aria lo rimettesse, come di consueto, in forze. Ma domenica 6 agosto, a causa di un accesso di febbre, non poté affacciarsi al balcone del Palazzo per la recita dell'Angelus e in serata rendeva la sua anima a Dio.
Giovanni Paolo I Luciani, eletto il 26 agosto 1978, non ebbe la possibilità di recarsi a Castel Gandolfo nel corso del suo breve pontificato, durato appena 33 giorni.
Nel pomeriggio di domenica 8 ottobre il Cardinale Karol Wojtyla, Arcivescovo di Cracovia, presente a Roma per il Conclave, si recava nelle Ville Pontificie per trascorrervi qualche ora in serena tranquillità. Dopo otto giorni, nel pomeriggio del 16 ottobre 1978, i romani e i pellegrini accorsi in Piazza San Pietro dopo la fumata bianca, acclamavano in lui il primo Papa polacco della storia, che assumeva il nome di Giovanni Paolo Il. Il Pontefice a Castel Gandolfo non si fece aspettare; troppo a lungo la cittadina era rimasta nel lutto per la morte di due Pontefici in meno di due mesi. Giunto sulla piazza di Castel Gandolfo nel pomeriggio del 25 ottobre, veniva accolto dall'entusiasmo dei castellani, da lui subito salutati come "concittadini".
Da allora, rivoluzionando una secolare tradizione, i soggiorni del Papa a Castel Gandolfo non si limitano più alla sola stagione estiva ma avvengono, sia pure per pochi giorni, in vari periodi dell’anno per cui si può ben dire che Castel Gandolfo è diventata la residenza alternativa del Papa.
Nel pomeriggio del 5 maggio 2005, a pochi giorni dalla sua elezione avvenuta il 19 aprile, Benedetto XVI giungeva a Castel Gandolfo in elicottero per la sua prima visita al Palazzo Apostolico e alle Ville Pontificie.
Successivamente, dalla loggia sulla Piazza di Castel Gandolfo, salutava la popolazione locale che, accorsa in gran numero, lo accoglieva con indicibile entusiasmo.
Il 28 luglio il Santo Padre iniziava la sua prima villeggiatura in questa antica residenza dei Papi che durò fino al 28 settembre, interrotta dal viaggio a Colonia dal 18 al 21 agosto, in occasione della XX Giornata Mondiale della Gioventù.
Riprendendo una tradizione instaurata dal Santo Padre Giovanni Paolo II, nel pomeriggio del 16 aprile 2006, Pasqua di Resurrezione, il Santo Padre si trasferiva a Castel Gandolfo per un breve periodo di riposo fino al venerdì 21.
Il soggiorno estivo aveva inizio il 28 luglio e durava fino al 4 ottobre. Da qui il 9 settembre il Santo Padre partiva per il Viaggio Apostolico in Baviera e faceva rientro in questa residenza il 14 settembre.
Anche nel 2007, l'8 aprile, Pasqua di Resurrezione, il Santo Padre si recò a Castel Gandolfo per una breve permanenza fino a venerdì 13 aprile e vi è ritornato il 14 maggio, dopo il Viaggio Apostolico in Brasile, trattenendosi fino a venerdì 18.
Il 7 luglio 2011, giunse a Castel Gandolfo per trascorrevi il periodo estivo.
La mattina dell’11 febbraio 2013, Benedetto XVI aveva convocato in Vaticano un Concistoro Ordinario Pubblico per la canonizzazione dei martiri di Otranto e di due Beate. Inaspettatamente, annunciava la rinuncia al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, con effetto dalle ore 20 del 28 febbraio 2013.
Il Direttore delle Ville Pontificie fu informato riservatamente che Benedetto XVI, la sera del 28 febbraio, si sarebbe trasferito a Castel Gandolfo, in attesa che si approntasse per lui una dimora nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano.
Nel pomeriggio del 28 febbraio Benedetto XVI giunse a Castel Gandolfo e subito si affacciò sulla piazza per salutare i numerosi fedeli presenti. Si ritirò quindi nel suo appartamento. Alle ore 20, davanti a una piazza illuminata a giorno e gremita di gente in attesa di un evento storico così particolare e significativo, veniva chiuso il portone del Palazzo. Contemporaneamente si ammainava la bandiera issata sul Palazzo nei periodi di permanenza del Papa. Era il segno visibile dell’inizio della sede vacante. Il Papa emerito sarebbe rimasto in quella residenza fino al 2 maggio, data del suo rientro in Vaticano.
Il 13 marzo 2013 venne eletto il nuovo Papa, il Cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, che scelse il nome di Francesco.
La prima visita di Papa Francesco a Castel Gandolfo avvenne il 23 marzo 2013, in tarda mattinata. All’eliporto delle Ville Pontificie trovava ad attenderlo il Papa emerito, il Vescovo di Albano e il Direttore delle Ville.
Papa Francesco e il Papa emerito si recavano subito a Palazzo per il colloquio e il pranzo. Fu veramente un inedito storico vedere il Santo Padre e il suo Predecessore sedere fianco a fianco nella stessa vettura. La visita ebbe come unico scopo quello di un incontro, fraterno e cordiale, del Santo Padre con il Papa emerito. Restava però in tutti gli abitanti del luogo la trepidante attesa del ritorno di Papa Francesco a Castel Gandolfo per avere la gioia di accoglierlo e salutarlo personalmente.
Finalmente, domenica 14 luglio, Papa Francesco giunse in mattinata al Palazzo. Nel cortile il Pontefice salutava il Vescovo con alcuni dipendenti della curia vescovile, i dipendenti delle Ville Pontificie presentati dal Direttore, il sindaco di Castel Gandolfo con il consiglio comunale, il parroco con i suoi confratelli Salesiani e le maestre Pie Filippini. Alle 12, il Papa recitava l’Angelus di fronte ad alcune migliaia di persone. Successivamente, il Papa si recava al Monastero delle Clarisse, nella zona delle Ville Pontificie al confine con Albano Laziale, e poi alla adiacente sede dei Gesuiti della Specola Vaticana.
Il Santo Padre giunse nuovamente a Castel Gandolfo il 15 agosto per onorare la tradizione instaurata da Giovanni XXIII. Quella di celebrare la Messa nella chiesa parrocchiale di Castel Gandolfo nella solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Per l’occasione la Messa fu celebrata sulla piazza di Castel Gandolfo perché la chiesa non sarebbe stata in grado di accogliere le migliaia di persone presenti. Dopo il rito, il Papa visitò la chiesa, accolto dal Vescovo e dal parroco. Papa Francesco è sempre vivo e presente in tutti gli abitanti di Castel Gandolfo che lo seguono con affetto e lo sostengono con la preghiera.
El visitante que entra por primera vez en las Villas Pontificias de Castel Gandolfo ciertamente no se imagina que se encuentra frente a los llamativos restos de una de las villas más famosas de la Antigüedad, el Albanum Domitiani, la grandiosa residencia campestre del emperador Domiciano (81-96 d.C.), que se extendía a lo largo de unos 14 kilómetros cuadrados desde la Via Appia hasta el lago Albano. Las Villas Pontificias se extienden sobre los restos de la parte central de aquella residencia, que también incluía, según la hipótesis formulada por eminentes eruditos, el Arx Albana, situado al final de la colina de Castel Gandolfo, donde ahora se alza el Palacio Papal, y que antaño albergaba el centro de la antigua Albalonga.
La Villa de Domiciano estaba situada en la ladera occidental de la colina, con vistas al mar Tirreno. La ladera estaba cortada en tres grandes salientes inclinados hacia el mar. El primero, más elevado, comprendía las viviendas de los servidores imperiales, los diversos servicios y las cisternas, alimentadas desde las fuentes del Palazzolo - situadas en la orilla opuesta del lago - por tres acueductos, aún parcialmente existentes, que abastecían a la villa papal y a la ciudad de Castel Gandolfo. En la vertiente central, bordeada aguas arriba por un gran muro de contención, interrumpido por cuatro ninfeos de planta alterna rectangular y semicircular, se alzaban el palacio imperial y el teatro. La vertiente inferior incluía el criptopórtico, el gran paseo cubierto del emperador, originalmente de unos trescientos metros de largo. A continuación, la plataforma se dividía en varias terrazas sucesivas, en su mayoría destinadas a jardines, una de las cuales incluía el hipódromo.
En esta residencia, acondicionada también para la estación invernal, rica en belleza natural y suntuosos edificios, monumentos y obras de arte, Domiciano, el “Nerón calvo” como le llamaba Juvenal, estableció su residencia de forma casi permanente.
Tras la muerte de Domiciano, la villa pasó a manos de sus sucesores, que prefirieron establecer sus residencias en otros lugares. Adriano (117-138) pasó allí unas breves temporadas mientras esperaba a que se terminara la villa de Tívoli, y Marco Aurelio (161-180) se refugió allí unos días durante la rebelión del 175. Unos años más tarde, Septimio Severo (193-211) instaló en la parte más meridional el castro de sus leales legionarios, que acamparon allí permanentemente con sus familias.
Así comenzó la decadencia de la villa imperial, cuyos monumentos, ya desprovistos de sus obras de arte y de todo ornamento precioso, fueron sistemáticamente demolidos para utilizar el mármol y los ladrillos en los nuevos edificios que dieron lugar al primer asentamiento de la ciudad de Albano. Otro asentamiento, principalmente de agricultores, se estableció al norte de la villa, en la cresta del lago, hacia “Cucuruttus” (actual Montecucco), dando lugar mucho más tarde al actual Castel Gandolfo.
El emperador Constantino (306-337), que había alejado del territorio a los turbulentos legionarios partos con sus familias, entre los beneficios conferidos a la basílica de San Juan Bautista, la actual catedral de Albano, incluía también la possessio Tiberii Caesaris, es decir, el área de la villa domizianea.
A excepción de algunas memorias de actas censales o patrimoniales que se refieren a estas tierras, la historia calla hasta el siglo XII.No así las expoliaciones de mármoles y obras de arte que continuaron durante mucho tiempo. En el siglo XIV, el saqueo se hizo sistemático, en busca de mármoles para la construcción de la catedral de Orvieto.
Alrededor del año 1200 se construyó en la colina, tal vez sobre las ruinas de la antigua Albalonga, el castillo de la familia genovesa de los Gandolfi, de la que toma su nombre el actual Castel Gandolfo. Se trataba de una fortaleza cuadrada situada en la cima de la colina con altos muros almenados y un pequeño patio aún existente, rodeado por un poderoso bastión que la hacía casi inexpugnable. Después de unas décadas, pasó a ser propiedad de los Savelli que, con vicisitudes alternas, la mantuvieron durante unos tres siglos.
Fue en julio de 1596, bajo el pontificado de Clemente VIII Aldobrandini (l592-1605), cuando la Cámara Apostólica tomó posesión de Castel Gandolfo y de Rocca Priora, con la bula llamada Congregación de los Barones, quitándoles a los Savelli que se habían negado a honrar una deuda de 150.000 escudos. Más tarde, parte de la deuda fue devuelta y Rocca Priora regresó a los Savelli, mientras que Castel Gandolfo fue declarada patrimonio inalienable de la Santa Sede e incorporada definitivamente, por decreto consistorial del 27 de mayo de 1604, al dominio temporal de la Iglesia.
Paolo V Borghese (1605-1621), solicitado por la comunidad de Castel Gandolfo, dotó a la ciudad y a la fortaleza de agua en abundancia, procediendo a restaurar el acueducto que llevaba las aguas de los manantiales de Malafitto, el actual Palazzolo. También se preocupó por hacer que la zona fuera más saludable, drenando el estanque de Turno de las aguas pantanosas, como recuerda una de las lápidas colocadas en el frente del Palacio Pontificio.
Urbano VIII Barberini (l623-1644), que ya como cardenal amaba quedarse en Castel Gandolfo, fue el primer Papa que visitó esta residencia en la primavera de 1626, una vez terminadas las obras de acondicionamiento y ampliación del palacio, encomendadas a Carlo Maderno, asistido por Bartolomeo Breccioli y Domenico Castelli como subarquitectos. Incorporada la fortaleza con las reformas adecuadas, se construyó el ala del palacio hacia el lago y la parte izquierda de la fachada actual, hasta la puerta de entrada. También se instaló el jardín del palacio (Giardino del Moro), de proporciones modestas, aún fiel al diseño original, con algunas avenidas que lo cortan en cuadrados regulares, marcados por setos de mortella. El florentino Simone Lagi decoró con frescos la capilla privada, el pequeño oratorio contiguo y la sacristía. A la obra de Urbano VIII también están vinculadas las dos sugerentes calles arboladas, llamadas “Galería de arriba” y “Galería de abajo”, que bordean la Villa Barberini y conectan Castel Gandolfo con Albano.
Alejandro VII Chigi (1655-1667) completó la construcción del Palacio Pontificio con la nueva fachada hacia la plaza y el ala hacia el mar, con la gran galería construida según diseño y con la ayuda de Bernini.
Clemente XIV Ganganelli (1769-1774), con el fin de dotar a la propiedad de un espacio más idóneo para los paseos a pie, dada la angustia del pequeño jardín de Urbano VIII, en marzo de 1773 amplió la residencia con la compra de la adyacente Villa Cybo. En 1717, cuando todavía era auditor de la Cámara Apostólica, el cardenal Camillo Cybo se había hecho ceder por el arquitecto Francesco Fontana “para su noble vivienda y Villa” el palacete que éste había construido para sí.
Posteriormente había adquirido, frente a la construcción, una parcela de terreno, de una extensión de unas tres hectáreas, que limita en lo alto con el pueblo de Castel Gandolfo y en lo bajo, hacia el mar, con la calle denominada “Galería de abajo” y la había transformado en un espléndido jardín, lleno de mármoles, estatuas y fuentes de gran valor. Por desgracia, esta suntuosa villa tenía un grave defecto: el de tener el palacio y el jardín separados de la vía pública, la “Galería de abajo”. El cardenal tenía la intención de conectarlos con un paso elevado, a la altura de la planta noble del jardín. El proyecto nunca se realizó, no sabemos si por falta de tiempo o de dinero. Muerto el cardenal Cybo en 1743, la villa pasó a los herederos que la vendieron al duque de Bracciano, don Livio Odescalchi. Clemente XIV se la hizo ceder en las mismas condiciones, es decir, por 18.000 escudos.
En 1870, con el fin de los Estados Pontificios, comenzó para la residencia papal de Castel Gandolfo un largo periodo de abandono y olvido que duró sesenta años. De hecho, aunque la ley de las Garantías había asegurado al Palacio de Castel Gandolfo “con todas sus dependencias y pertinencias” las mismas inmunidades del Vaticano y del Laterano, después de la toma de Roma los Papas ya no salieron del Vaticano.
Solo después de los Pactos de Letrán entre la Santa Sede e Italia (1929), que pusieron fin a la espinosa “Cuestión romana”, Castel Gandolfo volvió a ser la residencia de verano de los Papas. Durante las negociaciones también se examinó la posibilidad de destinar a la estancia de los Pontífices la Villa Farnese de Caprarola o la Villa Doria Pamphilj en el Janículo. Pero al final la tradición histórica prevaleció. Las Villas Pontificias adquirieron sus dimensiones actuales con la adquisición del complejo de la Villa Barberini, donde se instalaron jardines de nuevo diseño, entre los que merecen una mención especial los del Belvedere. Esta era la villa que Taddeo Barberini, sobrino de Urbano VIII, había construido comprando en 1628 terrenos y viñedos correspondientes a la terraza central de la residencia domizianea y, posteriormente, en 1631, la propiedad de monseñor Scipione Visconti, que incluía un edificio transformado y ampliado, probablemente según el proyecto de Bernini. Mucho más tarde, a principios del siglo siguiente, frente al palacio se colocará la elegante verja ingeniosamente dispuesta para permitir el paso de las voluminosas escuadrillas de aquella época, a pesar de la estrechez del espacio.
Después de 1929, se procedió a realizar importantes trabajos de consolidación y reestructuración del Palacio Pontificio para adaptarlo a las nuevas necesidades y a efectuar las conexiones entre las tres villas (Jardín del Moro, Villa Cybo y Villa Barberini) mediante el paso elevado que une la finca Barberini con Villa Cybo y luego con la logia que, desde esta última, conduce al Palacio por encima de la calle pública, en el arco de la antigua Puerta romana.
Al Palacio de Castel Gandolfo también fue trasladado por el Vaticano, en 1934, el Observatorio Astronómico confiado a los padres jesuitas, habiendo desaparecido en la región circundante la oscuridad nocturna necesaria para observar la bóveda celeste.
En el verano de 1623 fue elegido para el Solio Pontificio el cardenal Maffeo Barberini, que tomó el nombre de Urbano VIII (l623-1644). Ya varios años antes, el cardenal había elegido Castel Gandolfo para sus vacaciones, tanto por su incomparable posición panorámica como porque lo consideraba el lugar más saludable de los castillos romanos, y para ello se había construido una modesta residencia, cerca de las murallas del castillo, en la planta superior del torreón que aún hoy domina la Puerta romana. Siguen existiendo fuera de las murallas, en las inmediaciones del mismo torreón, los establos. Por lo tanto, fue natural que, una vez elegido Papa, Urbano VIII eligiera Castel Gandolfo como residencia de verano, por lo que decidió readaptar la antigua fortaleza Gandolfì-Savelli con el fin de “garantizar que los Papas tuvieran la comodidad de veranear en sus propios palacios, ya que no le parecía conveniente valerse de las casas de los demás”, como señala su biógrafo Andrea Nicoletti. Después de haber veraneado durante dos en Frascati, huésped del cardenal Scipione Borghese, el 10 de mayo de 1626 Urbano VIII fijó finalmente la salida para el primer destino de vacaciones en Castel Gandolfo.
“Después de 1626 Urbano VIII regresó fielmente durante otros once años a la Villa, dos veces al año… en abril o, en su mayoría, en mayo y una segunda vez en octubre” por una duración de dos a tres semanas. “Tenía su propio día metódico y nunca le faltaba, en las horas de ocio, la compañía de literatos y eruditos... Le gustaban sobre todo los paseos a pie que, especialmente en los primeros años, alternaba a menudo con largos paseos por el bosque... Durante sus vacaciones, para que los asuntos de gobierno no sufrieran problemas, Urbano VIII recibía, como de costumbre, ministros y embajadores” (de Emilio Bonomelli, ibidem, p. 52). Después de la enfermedad de 1637 que incluso hizo temer por su vida, Urbano VIII renunció definitivamente a pasar las vacaciones en la villa que tanto le gustaba por la convicción, suya y de los médicos, de que ahora le beneficiaba más el aire más pesado de Roma.
El sucesor de Urbano VIII, Inocencio X Pamphilj (1644-1655), nunca llegó a Castel Gandolfo en sus diez años de pontificado y rara vez se alejó de Roma.
No así Alejandro VII Chigi (1655-1667), que se alojó regularmente en Castel Gandolfo dos veces al año, en primavera y otoño, durante períodos que oscilaban entre 20 días y un mes. El Papa Chigi era particularmente sensible a la belleza del lago y del verde circundante, propicio para las meditaciones y los silencios, y solía dar largos paseos por las avenidas trazadas entre bosques de robles y castaños. Y finalmente lo atraían las excursiones por el lago que recorría en un gran bergantín que había sido transportado especialmente a Castel Gandolfo desde Ripa Grande. Alejandro VII encargó a Sernini la construcción de la iglesia parroquial de Castel Gandolfo, dedicada a Santo Tomás de Villanueva, el arzobispo de Valencia canonizado por él mismo en 1658, mientras que la cripta fue dedicada a San Nicolás.
Ninguno de los sucesores del Papa Chigi dejó Roma para ir a la residencia de verano en los siguientes 44 años. Solo Inocencio XII Pignatelli (1691-1700) el 27 de abril de 1697 pernoctó en Castello, con motivo de su viaje a Anzio y Neptuno, para partir a la mañana siguiente. Al llegar a la plaza en una noche de niebla y lluvia, el lugar le pareció tan sombrío que no se sintió tentado a regresar.
Clemente XI Albani (1700-1721) pasó los primeros nueve años de su pontificado sin alejarse nunca de Roma. Pero después de una grave enfermedad en el verano de 1709, en mayo de 1710 fue a Castel Gandolfo por consejo de los médicos y, dados los buenos resultados, regresó allí durante seis años seguidos hasta 1715. Durante su primera estancia castellana, el Papa Albani emitió un rescripto con el que confería a Castel Gandolfo el título de “Villa Pontificia”. Este reconocimiento, que duró hasta el final de los Estados Pontificios, implicaba, para los ciudadanos de Castel Gandolfo, el privilegio de ser sustraídos a la jurisdicción de las magistraturas administrativas y judiciales comunes y de estar sujetos a las especiales del Prefecto del Palacio Apostólico y Mayordomo. Las estancias del Papa Albani estuvieron marcadas por una gran familiaridad con los castellanos, especialmente los más pobres, a los que el Papa hizo destinatarios de numerosas liberalidades. A Clemente XI se deben los trabajos realizados en el Palacio para restaurarlo después del largo abandono y los adornos aportados al pueblo, cuyo núcleo habitacional se había ampliado considerablemente. Una lápida colocada al principio del curso de Castel Gandolfo, aún existente, recuerda las obras realizadas por el Papa en beneficio de la ciudad.
La Villa Pontificia ya no fue frecuentada por los sucesores del Papa Albani durante 25 años y el Palacio se reabrió en junio de 1741 para acoger al Papa Benedicto XIV Lambertini (1740-1758), elegido el verano anterior. Él “fue uno de los pontífices que más se aficionaron a Castel Gandolfo, donde, como solía decir, podía sacar el alma de la prensa” (de Emilio Bonomelli, I Papi in campagna (Los Papas en el campo), p.111). Sus vacaciones adquirieron un tono de gran sencillez, lejos de los fastos de las de sus predecesores: “No quiero quebraderos de cabeza. Los tendremos cuando estemos en Roma”, solía responder a las petulantes y a menudo inoportunas solicitudes de audiencias y visitas que se le presentaban. Durante su pontificado no descuidó cuidar y embellecer el palacio. Entre las obras principales recordamos la decoración de la galería de Alejandro VII, obra de Pier Leone Ghezzi, con amplias pinturas al temple que representan vistas panorámicas de las colinas albanas, animadas por sabrosas escenas rústicas, y de la nueva Logia de las Bendiciones, construida en 1749, con el hermoso reloj que la domina.
Clemente XIII Rezzonico (1758-1769), sucesor del Papa Lambertini en 1758, desde el año siguiente fue a Castel Gandolfo. El cambio de aire que le habían aconsejado los médicos le benefició de manera tan evidente que regresó allí durante otros seis años, durante períodos de aproximadamente un mes, hasta 1765. Solo en los últimos tres años las preocupaciones cada vez mayores de su pontificado le impidieron subir a Castello como hubiera deseado. Su nombre sigue vinculado a los preciosos muebles y obras de arte con los que enriqueció la iglesia parroquial y la capilla privada del palacio. Una lápida colocada en la Puerta romana recuerda los trabajos ordenados por el Papa para ampliarla y suavizar el camino de acceso.
Su sucesor Clemente XIV Ganganelli (1769-1774) ocupó el Solio Pontificio durante poco más de cinco años y cinco veces, en el otoño de cada año, pasó sus vacaciones en Castello. De naturaleza vivaz y exuberante, de humor alegre y chistoso, estaba ansioso por el movimiento y el ocio. En Castel Gandolfo, por lo tanto, “no se limitaba a los cortos paseos a pie, por las famosas galerías y por las villas, sino que a menudo salía a caballo del palacio... en un traje blanco de viaje con botas y tricornio blancos” (ibíd., p. 149). Y, una vez fuera de la población, le encantaba lanzar su caballo a tal velocidad que nadie del séquito ni de la escolta pudiera seguirle la pista. Pero en 1771, tras caerse dos veces del caballo y lesionarse en el hombro, fue persuadido por sus familiares a renunciar definitivamente a su ocio favorito. En 1773 amplió la residencia pontificia con la compra de la villa Cybo adyacente.
Pío VI Braschi, elegido en 1775, durante el largo pontificado de un cuarto de siglo nunca se alojó en la residencia de verano. Durante su reinado, el 27 de febrero de 1798 tuvo lugar en Castello el sangriento enfrentamiento de los habitantes de los Castelli Romani (en particular de Castel Gandolfo, Albano y Velletri) que permanecieron fieles al Papa con las tropas de Joaquín Murat. Los insurgentes, después de luchar arduamente, se refugiaron en el Palacio Pontificio, que fue destruido a cañonazos y saqueado por los franceses.
El 14 de marzo de 1800 fue elegido en Venecia Pío VII Chiaramonti (1800-1823), que en 1803 reabrió el Palacio de Castel Gandolfo después de haber llevado a cabo los trabajos de restauración necesarios y la provisión de muebles. Volvía en 1804 y 1805 hasta que la procesión napoleónica, primero con la invasión de los Estados de la Iglesia y finalmente con el encarcelamiento mismo del Papa, hizo nuevamente imposible la estancia pontificia. Tras su liberación, el 17 de marzo de 1814, y la abdicación de Napoleón, en octubre de ese año el Papa Chiaramonti pudo finalmente reanudar sus vacaciones de otoño en Castel Gandolfo, que constituyeron quizás el único momento de paz en los atormentados acontecimientos de su pontificado.
El Papa León XII Della Genga (l823-1829) fue a Castel Gandolfo un solo día, el 21 de octubre de 1824, huésped de los Capuchinos de Albano pero, aunque visitó la Iglesia en la plaza, no puso un pie en la residencia pontificia, que no despertaba su simpatía.
Tampoco su sucesor Pío VIII Castiglioni (1829-1830), en su breve pontificado de 20 meses, subió a Castello.
En 1831 fue elegido Papa Gregorio XVI Cappellari (1831-1846): sus vacaciones en Castello, casi siempre en octubre, fueron bastante asiduas, marcadas por su estilo sencillo de monje camaldulense. Desde Castello, en 1845, el Papa Cappellari fue un día hasta Tivoli, al Colegio de los Jesuitas, donde pudo contemplar las primeras daguerrotipias y, intrigado, posar frente al fotógrafo. También pudo asistir con gran interés a ciertas pruebas de iluminación eléctrica y observar un modelo de barco de vapor.
Pío IX Mastai Ferretti (1846-1878) pasó en Castello vacaciones cortas y ocasionales en las estaciones más diversas, alternándolas con algunas estancias en el puerto de Anzio. De hecho, no tenía un transporte particular para la vida en el campo y, más que eso, amaba la ciudad en la que solía moverse con bastante facilidad. Los antiguos castellanos transmiten los recuerdos del Papa Mastai, que con gran sencillez salía a pie por el pueblo, entraba en las casas del pueblo y a menudo, al encontrar la olla en la estufa, levantaba la tapa para darse cuenta de si la comida era suficiente, supliendo, de lo contrario, con donaciones en efectivo. En Castel Gandolfo, Pío IX concedía audiencias con una amplitud nunca utilizada por sus predecesores y en los últimos años, con la creciente facilidad de los viajes, se vio llegar a la ciudad, incluso en grupos numerosos, a peregrinos extranjeros. La última estancia castellana del Papa Mastai duró del 28 al 3 de mayo de 1869 y se inspiró exclusivamente en el deseo de venerar el milagroso Crucifijo de Nemi, cuyo segundo centenario se celebraba ese año. Eran los últimos meses de vida de los Estados Pontificios, que verían el final con la toma de Porta Pia, el 20 de septiembre de 1870.
Aunque después de 1870 y hasta la Conciliación los Papas nunca salieron del Vaticano, no por ello se interrumpió su vínculo afectivo con la ciudad de Castel Gandolfo. Pío IX había acogido en el Palacio, después de 1870, a dos comunidades de clausura, una de monjas basilianas procedentes de la Polonia rusa, la otra de clarisas que habían tenido que abandonar su convento de Albano por la incautación de los bienes eclesiásticos. El papa León XIII Pecci (1878-1903), que había donado a la iglesia parroquial dos artísticas farolas-candelabro que adornan su atrio, llamaba amablemente “El pequeño Castel Gandolfo” al torreón de las murallas de León IV en el Vaticano, en el que se detenía algunas veces en verano. Pío X Sarto (1903-1914) y Benedicto XV Della Chiesa (1914-1922) construyeron dos edificios que todavía llevan su nombre, para destinarlos a viviendas sociales para los castellanos más desfavorecidos. Pío X también hizo instalar en el palacio un apartamento para la estancia de verano de su secretario de Estado, el cardenal Raffaele Merry del Val, que pasó allí períodos de aproximadamente un mes, entre agosto y septiembre, de 1904 a 1907.
Pío XI Ratti (1922-1939) puede considerarse el primer Papa de los tiempos modernos que se alojó en Castel Gandolfo. Realizados en poco tiempo los indispensables trabajos de readaptación de la antigua residencia, sus estancias, desde los dos meses iniciales, llegaron hasta seis meses al año, de 1934 a 1938. En el apartamento papal, Pío XI mandó construir una nueva capilla privada y colocó la reproducción del cuadro de la Virgen de Czestochowa, regalo de los obispos polacos, mientras que las paredes laterales fueron pintadas al fresco por el pintor Rosen de Lviv con dos hechos de la historia antigua y reciente de Polonia: por un lado, la resistencia de Czestochowa en 1655 contra los suecos de Gustavo Adolfo y, por otro, la victoria de Varsovia contra los bolcheviques del 15 de agosto de 1920, denominada “milagro del Vístula”. De hecho, Pío XI había pasado en Polonia los años de 1918 a 1921, primero como visitador y luego como nuncio apostólico. Desde el Palacio del Castillo, al atardecer de su día terrenal, el Papa alzó varias veces la voz para denunciar las nefastas doctrinas del nacionalismo racial, llegando, en el memorable radiomensaje del 29 de septiembre de 1938, a ofrecer su vida para salvar la paz.
Pío XII Pacelli (1939-1958) en su primer año de pontificado fue a Castel Gandolfo y en julio publicó “ex arce Gandulphi” su primera encíclica Summi Pontificatus. Desde aquí, el 24 de agosto de 1939, enviaba por radio el último llamamiento a las naciones para evitar el conflicto: “El peligro es inminente, pero todavía hay tiempo. No se pierde nada con la paz. Se puede perder todo con la guerra”. El Papa, comprometido en una incansable obra de paz, no regresó a Castel Gandolfo en los años de la guerra y la residencia se convirtió en un punto de referencia y asilo seguro para las poblaciones locales. Después de los acontecimientos que siguieron al 8 de septiembre de 1943, las poblaciones de Castel Gandolfo y de los pueblos vecinos, presa del pánico, se refugiaron en las Villas Pontificias, que gozan de los privilegios de la extraterritorialidad, hasta que volvió la calma. Pero el 22 de enero de 1944, después del desembarco de Anzio, ya que toda la zona se había convertido en un frente de guerra, los habitantes de Castel Gandolfo y sus alrededores acudieron de nuevo a las diversas entradas de las Villas: se calcula que doce mil personas se refugiaron allí en ese triste período y permanecieron allí hasta la liberación de Roma, el 4 de junio. El apartamento papal estaba reservado para las parturientas y en esos meses nacieron unos cuarenta niños.
Desafortunadamente, también fueron numerosas las víctimas de los bombardeos que se produjeron en los confines de las Villas: el 1 de febrero de ese año fueron destruidos los conventos de las Clarisas y de las Basilianas y 18 monjas perdieron la vida; el 10 de febrero igual suerte corrió el Colegio de Propaganda Fide, con más de 500 muertos y numerosos heridos.
No fue hasta el 22 de agosto de 1946 cuando el Papa reanudó sus estancias de verano en Castello, que se sucedieron regularmente cada año hasta 1958, durante períodos de hasta cinco meses. Si se exceptúa el periodo de la guerra, se puede decir que el Papa Pacelli pasó en Castel Gandolfo casi un tercio de su pontificado. Y precisamente en Castel Gandolfo, el Papa Pacelli, al amanecer del 9 de octubre de 1958, cerraba su jornada terrenal, el primer Papa en la historia de esta residencia.
El 28 de octubre fue elegido Giovanni XXIlI Roncalli (1958-1963) que, unos días más tarde, fue a Castello. Una lápida colocada dentro de la iglesia parroquial recuerda la generosidad del Papa que quiso devolver el templo y la cripta debajo de su decoración primitiva. El Papa Juan estableció dos tradiciones en Castel Gandolfo: el rezo del Ángelus el domingo por la mañana en el patio del palacio y la Santa Misa en la parroquia para la festividad de la Asunción.
Pablo VI Montini (1963-1978) después de algunas semanas de su elección, que tuvo lugar el 21 de junio, fue a Castel Gandolfo el 5 de agosto para su estancia de verano y regresó cada año, desde mediados de julio hasta mediados de septiembre. El carácter esquivo y reservado no le impidió establecer con los habitantes de Castel Gandolfo y de las Villas una relación de afectuosa cordialidad y de paternal solicitud. Cómo eran sus días en Castello él mismo lo describió durante el Ángelus del 13 de agosto de 1972: “También nosotros disfrutamos un poco de este don que el Señor nos regala. Respiramos este buen aire, admiramos la belleza de este marco natural, disfrutamos del encanto de su luz y de su silencio y también buscamos algún refrigerio para nuestras pobres fuerzas que siempre son escasas y ahora también están un poco cansadas...”. El Año Santo de 1975, que vio afluir a Roma numerosos peregrinos, indujo al Papa a ir al Vaticano todos los miércoles para las audiencias generales. Comenzaron entonces los desplazamientos semanales en helicóptero que permiten al Papa llegar rápidamente al Vaticano sin perturbar el normal desarrollo del ya congestionado tráfico por carretera en la Vía Apia. Son numerosas las obras deseadas y realizadas por Pablo VI a favor de la población de Castel Gandolfo, como la moderna Escuela elemental pontificia que ahora lleva su nombre, la iglesia de San Pablo con complejo anexo para las obras pastorales en el populoso barrio del mismo nombre situado cerca de la Via Appia, y la iglesia de la Madonna del Lago. El 14 de julio de 1978, el Papa se trasladó a Castel Gandolfo, renovando como cada año la esperanza de que la salubridad del aire le volviera a dar fuerzas, como de costumbre. Pero el domingo 6 de agosto, a causa de un acceso de fiebre, no pudo asomarse al balcón del Palacio para el rezo del Ángelus y por la noche entregaba su alma a Dios.
Juan Pablo I Luciani, elegido el 26 de agosto de 1978, no tuvo la oportunidad de ir a Castel Gandolfo durante su breve pontificado, que duró solo 33 días.
En la tarde del domingo 8 de octubre, el cardenal Karol Wojtyla, arzobispo de Cracovia, presente en Roma para el Cónclave, se dirigía a las Villas Pontificias para pasar unas horas en serena tranquilidad. Después de ocho días, en la tarde del 16 de octubre de 1978, los romanos y los peregrinos que acudían a la plaza de San Pedro después de la fumata blanca, aclamaban en él al primer Papa polaco de la historia, que tomaba el nombre de Juan Pablo II. El Pontífice en Castel Gandolfo no se hizo esperar; demasiado tiempo la ciudad había estado de luto por la muerte de dos Pontífices en menos de dos meses. Al llegar a la plaza de Castel Gandolfo en la tarde del 25 de octubre, fue recibido por el entusiasmo de los castellanos, a quienes saludó inmediatamente como “conciudadanos”.
Desde entonces, revolucionando una tradición centenaria, las estancias del Papa en Castel Gandolfo ya no se limitan solo a la temporada de verano, sino que tienen lugar, aunque sea durante unos días, en varios períodos del año, por lo que se puede decir que Castel Gandolfo se convirtió en la residencia alternativa del Papa.
En la tarde del 5 de mayo de 2005, pocos días después de su elección el 19 de abril, Benedicto XVI llegaba a Castel Gandolfo en helicóptero para su primera visita al Palacio Apostólico y a las Villas Pontificias.
Posteriormente, desde la logia de la plaza de Castel Gandolfo, saludaba a la población local, que acudía en gran número y la recibía con entusiasmo indecible.
El 28 de julio, el Santo Padre comenzó sus primeras vacaciones en esta antigua residencia papal que duró hasta el 28 de septiembre, interrumpida por el viaje a Colonia del 18 al 21 de agosto, con motivo de la XX Jornada Mundial de la Juventud.
Retomando una tradición establecida por el Santo Padre Juan Pablo II, en la tarde del 16 de abril de 2006, Pascua de Resurrección, el Santo Padre se trasladó a Castel Gandolfo para un breve período de descanso hasta el viernes 21.
Las vacaciones de verano comenzaban el 28 de julio y duraban hasta el 4 de octubre. Desde aquí, el 9 de septiembre, el Santo Padre partió para el viaje apostólico a Baviera y regresó a esta residencia el 14 de septiembre.
También en 2007, el 8 de abril, Pascua de Resurrección, el Santo Padre fue a Castel Gandolfo para una breve estancia hasta el viernes 13 de abril y regresó el 14 de mayo, después de su viaje apostólico a Brasil, permaneciendo hasta el viernes 18.
El 7 de julio de 2011, llegó a Castel Gandolfo para pasar allí el verano.
La mañana del 11 de febrero de 2013, Benedicto XVI había convocado en el Vaticano un Consistorio Ordinario Público para la canonización de los mártires de Otranto y de dos beatas. Inesperadamente, anunciaba la renuncia al ministerio de Obispo de Roma, Sucesor de San Pedro, con efecto a partir de las 20 horas del 28 de febrero de 2013.
El Director de las Villas Pontificias fue informado confidencialmente de que Benedicto XVI, en la tarde del 28 de febrero, se trasladaría a Castel Gandolfo, a la espera de que se preparara para él una residencia en el Monasterio Mater Ecclesiae del Vaticano.
En la tarde del 28 de febrero, Benedicto XVI llegó a Castel Gandolfo e inmediatamente se asomó a la plaza para saludar a los numerosos fieles presentes. Se retiró entonces a su apartamento. A las 20 horas, frente a una plaza iluminada abierta y llena de gente a la espera de un evento histórico tan particular y significativo, se cerraba la puerta del palacio. Al mismo tiempo se disparaba la bandera izada en el Palacio durante los periodos de permanencia del Papa. Era el signo visible del inicio de la sede vacante. El Papa emérito permanecería en esa residencia hasta el 2 de mayo, fecha de su regreso al Vaticano.
El 13 de marzo de 2013 fue elegido el nuevo Papa, el cardenal argentino Jorge Mario Bergoglio, arzobispo de Buenos Aires, que eligió el nombre de Francisco.
La primera visita del Papa Francisco a Castel Gandolfo tuvo lugar el 23 de marzo de 2013, a última hora de la mañana. En el helipuerto de las Villas Pontificias le esperaba el Papa emérito, el Obispo de Albano y el Director de las Villas.
El Papa Francisco y el Papa emérito se dirigían inmediatamente al Palacio para la entrevista y el almuerzo. Fue realmente un hecho histórico inédito ver al Santo Padre y a su predecesor sentados uno al lado del otro en el mismo coche. La visita tuvo como único objetivo un encuentro, fraterno y cordial, del Santo Padre con el Papa emérito. Todos los habitantes del lugar esperaban ansiosamente el regreso del Papa Francisco a Castel Gandolfo para tener la alegría de recibirlo y saludarlo personalmente.
Finalmente, el domingo 14 de julio, el Papa Francisco llegó por la mañana al Palacio. En el patio, el Pontífice saludaba al obispo con algunos empleados de la curia episcopal, a los empleados de las Villas Pontificias presentados por el director, al alcalde de Castel Gandolfo con el consejo municipal, al párroco con sus hermanos salesianos y a los maestros piadosos filipinos. A las 12, el Papa rezaba el Ángelus frente a miles de personas. Posteriormente, el Papa se dirigía al Monasterio de las Clarisas, en la zona de las Villas Pontificias en la frontera con Albano Laziale, y luego a la sede jesuita adyacente de la Specola Vaticana (el Observatorio Vaticano).
El Santo Padre llegó de nuevo a Castel Gandolfo el 15 de agosto para honrar la tradición establecida por Juan XXIII. La de celebrar la misa en la iglesia parroquial de Castel Gandolfo en la solemnidad de la Asunción de la Santísima Virgen María. Para la ocasión, la misa se celebró en la plaza de Castel Gandolfo porque la iglesia no sería capaz de acoger a las miles de personas presentes. Después del rito, el Papa visitó la iglesia, acogido por el obispo y el párroco. El Papa Francisco está siempre vivo y presente en todos los habitantes de Castel Gandolfo que lo siguen con afecto y lo apoyan con la oración.
Visitors who enter the Pontifical Villas of Castel Gandolfo for the first time, cannot possibly guess that they are standing on the remarkable remains of one of the most famous villas of antiquity, the Albanum Domitiani, the majestic country residence of Emperor Domitian (81-96 A.D.), which stretched across an area of 14 square kilometres, from the Appian Way to and including, Lake Albano. The Pontifical Villas also cover the ruins of the central part of the residence, which according to renowned scholars, also included the Arx Albana,located at the far end of the hill of Castel Gandolfo, where the Pontifical Palace now stands, once the heart of the ancient city, Albalonga.
Domitian’s Villa was located on the western side of the hill, overlooking the Tyrrhenian Sea. The slope had been cut into three large terraces leading towards the sea. The first terrace, the highest one, was where the servants lived. It had bathrooms and cisterns that were fed by the springs of Palazzolo – on the opposite side of the lake – via three aqueducts, partly still in existence, that supplied water to the Pontifical Villa and the residents of Castel Gandolfo. The middle terrace was supported by a massive substructionwall,interrupted by four nymphae with an alternating rectangular and semicircular pattern. It was the site of the imperial palace and the theatre. The lower terrace housed the cryptoporticus, the large covered corridor of the Emperor which was originally 300 metres long. This terrace split further into several lower terraces, mostly composed of gardens. The hippodrome was located on one of these terraces.
Domitian, the “bald Nero”, as Giovenale referred to him, chose this residence, so abundant in natural beauty, lavish buildings and works of art, and organized to handle the winter, as his almost permanent home.
When Domitian died, the Villa was inherited by his successors who preferred to live elsewhere. Hadrian (117-138) spent a brief period there as he waited for his Villa near Tivoli to be completed, and Mark Aurelius (161-180) took refuge there for a few days during the rebellion of 175. Some years later, Septimius Severus (193-211) settled castras of his most faithful Parthian legionnaires in the far southern part of the Villa, where they established a camp with their families.
The Imperial Villa underwent a period of decline as its monuments, were systematically stripped of their works of art and precious ornamentation, due to the demand for marble and bricks for new constructions of homes for the early settlers of Albano. Another settlement, composed mainly of farmers, was established north of the Villa on the ridges of the lake, towards “Cucuruttus” (what is now Montecucco), which much later became today’s Castel Gandolfo.
Emperor Constantine (306-337), who had removed the turbulent Parthian Legionnaires and their families, from the territory,conferred on the Basilica of St John the Baptist, today the Cathedral of Albano, the “possessio Tiberii Caesaris”: Domitian’s villa.
With the exception of some census records and patrimonial deeds that refer to these lands, there is no historical documentationof the area until the 12th century. Meanwhile, the spoliation of marble and works of art for other constructions continued for a long time. In the 14th century, the area was regularly plundered for marble needed for the construction of the Duomo of Orvieto.
Around 1200, the Gandolfi family of Genoa built their family castle on the hill, perhaps over the ruins of the ancient city of Albalonga, giving the name to today’s Castel Gandolfo. The cliff was a square fortress at the top of the hill, with tall crenelated walls and a small courtyard that still exists. It was surrounded by a mighty bastion that made it almost impregnable. A few decades later, it became the property of the Savelli family, who through ups and downs, kept it for three centuries.
In 1596, during the Pontificate of Clement VIII Aldobrandini (1592-1605), the Apostolic Chamber took possession of Castel Gandolfo and of Rocca Priora, with the Bull known as Congregazione dei Baroni, removing them from the Savelli family, who had refused to pay a debt of 150,000 ecus (currency). When part of the debt was later paid, Rocca Priora was returned to the Savelli family, but Castel Gandolfo was declared an inalienable patrimony of the Holy See and definitively incorporated with a consistorial decree, dated 27 May 1604, to the temporal domain of the Church.
At the request of the community of Castel Gandolfo, Paul V Borghese (1605-1621), provided the town and the rocca with abundant water by restoring the aqueduct that carried water from the Malafitto springs, today’s Palazzolo. Moreover, he improved the health of the area, by reclaiming the marshlands around Lake Turno, as recalled by a plaque in front of the Pontifical Palace.
Urban VIII Barberini (1623-1644), who had enjoyed his stays at Castel Gandolfo when he was Cardinal, was the first Pope to spend his holidays at the residence, in the spring of 1626, after the completion of refurbishment and extension works to the palace. The works had been entrusted to Carlo Maderno, who was assisted by architects, Bartolomeo Breccioli and Domenico Castelli. An additional wing facing the sea was added to the palace and the left section of the current facade, leading to the front entrance gate. A modest-sized garden with paths bordered by myrtle hedges was planted inside the palace (Garden of the Moor), which still exists today true to its original design. Simone Lagi, from Florence, was commissioned to decorate the private chapel, the adjacent oratory and the sacristy with frescoes. Urban VIII also added two evocative tree-lined streets known as “Galleria di sopra” and “Galleria di sotto” that flank Villa Barberini and connect Castel Gandolfo to Albano.
Alexander VII Chigi (1655-1667) completed the construction of the Pontifical Palace with a new facade, on the square and a wing stretching towards the sea, with a large gallery, designed by Bernini.
With the aim of providing the property with space that was more suitable to walks, given the insufficiency of the small garden of Urban VIII, Clement XIV Ganganelli (1769-1774) expanded the residence by acquiring the adjacent Villa Cybo. In 1717, when he was still Auditor General of the Apostolic Chamber, Cardinal Camillo Cybo had the architect, Francesco Fontana, surrender a building he had built for himself, so he could use it as his “noble home and villa” He later acquired a plot of land of about three hectares in front of the construction site, adjoining on top with the borgo of Castel Gandolfo and below towards the sea through the “Galleria di sotto”. He transformed it into a splendid garden, richly adorned with precious marbles, statues and fountains. Unfortunately, this sumptuous Villa had a big flaw: the palace and the garden were separated by a public road, “Galleria di sotto”. The Cardinal had plans to connect them through an overpass on the main floor of the garden, but the project never materialized. We do not know whether it was due to a lack of time or money. After the death of Cardinal Cybo in 1743, the Villa passed on to his heirs, who sold it to the Duke of Bracciano, Livio Odescalchi. Clement XIV later acquired it for the same price of 18,000 ecus.
With the end of the Papal States in 1870, the papal residence of Castel Gandolfo went through a period of decline and oblivion that lasted 60 years. In fact, even though the Law of the Guarentigie had ensured that the Palace of Castel Gandolfo “with all its amenities and jurisdiction” enjoyed the same immunity as the Vatican and the Lateran, after the Capture of Rome, the Popes no longer set foot outside Vatican.
It was not until the Lateran Treaty between the Holy See and Italy (1929), which put an end to the thorny “Roman Question”, that Castel Gandolfo became a papal summer residence once again. During the negotiations, the possibility of making Villa Farnese of Caprarola or Villa Doria Pamphilj on the Janiculum Hill, papal residences too, was also explored. However, in the end, historical tradition prevailed. The expansion of the area that comprises today’s Pontifical Villas was completed with the acquisition of the Villa Barberini complex, where newly designed gardens were installed, among them, the Belvedere which deserves special mention. The Villa had been built by Taddeo Barberini, the nephew of Urban XVIII, who had acquired lands and vineyards in 1628, that corresponded to the central terrace of the Domitian residence. In 1631, he had also acquired the property of Msgr. Scipione Visconti, which included a small building that was later transformed and expanded, probably on the basis of a design of Bernini. Much later, at the beginning of the following century, an elegant fence was built in front of the Palace, ingeniously placed to accommodate the passage of cumbersome equipment, despite the narrow space.
After 1929, major reinforcement and renovation works were made to the Pontifical Palace, in order to make it more suitable to its new demands, and to connect the three villas (Garden of the Moor, Villa Cybo and Villa Barberini) by an overpass, linking the Barberini estate with Villa Cybo and with the loggia that leads to the Palace above the public road, on the Arch of the Ancient Roman Gate.
THE POPES AT CASTEL GANDOLFO
In the summer of 1623, Cardinal Maffeo Barberini was elected Pope and took the name of Urban VIII (1623-1644). Many years earlier, the Cardinal had chosen Castel Gandolfo as his holiday destination, both because of its stunning views and location, and because he had long considered it to be the healthiest area in the Castelli Romani. A modest home was built close to the castle’s walls on the top floor of a fortified tower that still today, overlooks the Roman Gate. The stables are still in existence, beyond the walls, close to the tower. It was thus natural that after his election, Urban VIII should choose Castel Gandolfo as his summer residence. He decided to renovate the old Gandolfi-Savelli citadel, “to ensure that popes had the convenience of spending the summer in their own palaces, rather than having to stay in other people’s homes”, as his biographer Andrea Nicoletti wrote. After spending his holidays in Frascati for two years as the guest of Cardinal Scipione Borghese, on 10 May 1626, Urban VIII finally set the date for his departure on his first summer holiday at Castel Gandolfo.
“After 1626, Urban VIII returned to the Villa faithfully for another 11 years, twice a year… in April or more often in May, and a second time in October”, for a duration of two to three weeks. “He had a methodical day and was lacking in nothing, during times of leisure, the company of intellectuals and learned people…Above all he loved to take walks which, especially in the early years, he alternated with long horse rides in the woods…During his holidays, to avoid delays in governing, Urban VIII continued to receive in audience, ministers and ambassadors” (from Emilio Bonomelli, ibid p. 52). After an illness in 1637 which raised fears for his life, Urban VIII definitively put an end to his holidays at the Villa he dearly loved, because both he and his doctors had become convinced that Rome’s air would be healthier.
The successor of Urban VIII, Innocent X Pamphilj (1644-1655) never went to Castel Gandolfo. During his 10-year Pontificate, he rarely left Rome.
The same was not true for Alexander VII Chigi (1655-1667), who regularly holidayed at Castel Gandolfo twice a year, in the spring and in autumn, for between 20 days and one month. Pope Chigi was particularly susceptible to the beauty of the lake and the surrounding green landscape, which were conducive to meditation and silence. He often went on long walks along paths lined with ilex and chestnut trees. He also enjoyed trips to the lake on a brigantine that had been brought especially to Castel Gandolfo from Ripa Grande. Alexander VII commissioned Sernini with the construction of the parish Church of Castel Gandolfo, that was dedicated to Saint Thomas of Villanova, Archbishop of Valencia, whom he had canonized in 1658. The crypt was dedicated to Saint Nicholas.
None of Pope Chigi’s successors ever left Rome for the summer residence over the next 44 years. The only exception was Innocent XII Pignatelli (1691-1700), who spent one night at the castle on 27 April 1697, on the occasion of a trip to Anzio and Nettuno, leaving the following morning. When he first arrived in the square on a foggy and rainy night, he found it so gloomy that he never returned.
Clement XI Albani (1700-1721) spent the first nine years of his pontificate without ever leaving Rome. However, after a serious illness in the summer of 1709, he went to Castel Gandolfo in May of 1710 at his doctors’ advice. Having seen the positive effects, he returned for six years until 1715. During his first stay, Pope Albani decreed a Rescriptum by which he conferred on Castel Gandolfo the title of “Villa Pontificia”. This recognition which lasted until the end of the Papal States, meant that the citizens of Castel Gandolfo had the privilege of no longer being under the local administration and judiciary jurisdiction, instead being under the special administration and jurisdiction of the Prefect of the Apostolic Palace and Maggiordomo. During his time at Castel Gandolfo, Pope Albani had great familiarity with the locals especially the poor, with whom he was very generous. Clement XI is responsible for renovation works to the Palace that followed the long period of decline, and for the embellishments made to the town, which had grown considerably. A plaque at the beginning of Castel Gandolfo’s main street recalls the projects carried out by the Pope for the benefit of the town and people.
Pope Albani’s successors did not visit the Pontifical Villa for 25 years. The Palace reopened in June of 1741 to welcome Pope Benedict XIV Lambertini (1740-1758) who had been elected the previous summer. He “was one of the Pontiffs who was most fond of Castel Gandolfo, where, as they say, his heart was lightened” (Emilio Bonomelli, I Papi in Campagna p. 111). His holidays were marked by simplicity, unlike the pomp of his predecessors: “I don’t want any headaches. We will have them when we are back in Rome”, he used to say in response to the insistent and often inopportune requests for audiences and visits that were presented to him. During his pontificate, he did not fail to make artistic improvements to the Palace. Among the main art works are the decorations made to the Alexander VII gallery by Pier Leone Ghezzi, with airy tempera paintings of panoramic views of the Alban Hills, brightened by rustic scenes, and the new Loggia delle Benedizioni, built in 1749, with the beautiful clock above it.
Clement XIII Rezzonico (1758-1769), who succeeded Pope Lambertini in 1758, went to stay at Castel Gandolfo the year after he was elected. His doctors’ advice to take a break had been so beneficial, that he returned for six years, for periods of one month, until 1765. Only the ever growing preoccupations of his pontificate prevented him from returning as much as he would have wanted. His name remains linked with precious furnishings and works of art, with which he enriched the parish church and the private chapel of the Palace. A plaque on the Roman Gate records the projects carried out by the Pope to extend and improve the access road.
His successor, Clement XIV Ganganelli (1769-1774) was Pope for less than five years, during which he spent five autumns on holiday at Castel Gandolfo. He was lively and exuberant by nature with a joyful and witty temperament and sought exercise and amusement. When he was at Castel Gandolfo, “he did not limit himself to short walks through the famous galleries and villas. Instead, he often left the Palace on his horse…. in a white travelling outfit with white riding boots and a white tricorn” (ibid, p. 149). And once he had left the inhabited part of town behind him, he would break into a gallop so fast that none of his escorts could keep up with him. However, in 1771, after falling from his horse twice and injuring his shoulder, his family convinced him to give up his favourite pass time for good. In 1773, he extended the pontifical residence by acquiring the adjacent Villa Cybo.
Throughout the 25 years of his pontificate, Pius VI Braschi, who was elected in 1775, never stayed at the summer residence. During his papacy, on 27 February 1798, Castel Gandolfo was the scene of a bloody clash between the residents of the Castelli Romani (in particular from Castel Gandolfo, Albano and Veletri) who were loyal to the Pope, and the troops of Joachim Murat. After a hard fight, the rebels took refuge in the Pontifical Palace, which was shot by canons and plundered by the French troops.
On 14 March 1800, Pius VII Chiaramonti (1800-1823) was elected in Venice. In 1803, he reopened the Palace of Castel Gandolfo after necessary restoration works had been carried out and the furniture had been replaced. He returned there again in 1804 and in 1805, until the Napoleonic storm, the invasion of the Papal States and the imprisonment of the Pope, made a papal stay impossible. After he was freed on 17 March 1814, and Napoleon had abdicated, in October of that year, Pope Chiaramonti was finally able to resume his autumn holidays at Castel Gandolfo, which were probably the only times of peace he could enjoy in the harrowing events of his pontificate.
Pope Leo XII Della Genga (1823-1829) visited Castel Gandolfo only once for one day on 21 October 1824, as a guest of the Capuchins of Albano. However, although he visited the Church in the square, he did not set foot in the papal residence, which he was not fond of.
His successor, Pius VIII Castiglioni (1829-1830), also never visited the papal residence during his brief 20-month long pontificate.
In 1831, Gregory XVI Cappellari (1831-1846) was elected Pope. His holidays at the Villa, which were almost always in October, were rather assiduous and marked by the simplicity of a Camaldolese monk. During one of his stays in 1845, Pope Cappellari visited the Jesuit College in Tivoli, where he saw one of the first daguerreotypes, and was so intrigued that he posed for a photograph. With great interest he also observed early trials with electric illumination and a small model of a steam boat.
Pius IX Mastai Ferretti (1846-1878) stayed at Castel Gandolfo for short, healthy holidays in various seasons, alternating them with stays at the Port of Anzio. He was not particularly inclined to life in the country, and preferred the city where he could move quite effortlessly. Older residents cherished memories of Pope Mastai as a man of great simplicity who went to the town on foot, entered the homes of the borgo and often, having noted food cooking, he would lift the lid of the pot to see if there was enough food. And if there wasn’t, he would make donations of money. Pius IX granted audiences at Castel Gandolfo, more generously than any of his predecessors, and in his last years, as travel became increasingly simpler, an ever growing number of foreign pilgrims began to visit the town. He spent his last holiday at the Villa between 28 and 31 May of 1869, a journey he made because he wished to venerate the miraculous crucifix of Nemi on its second centenary. It was close to the end of the Papal States, which fell when Porta Pia was captured on 20 September 1870.
Even if after 1870 and until the Conciliation, the Popes never left the Vatican, this did not end their affection for the town of Castel Gandolfo. After 1870, Pius IX had welcomed two cloistered communities to the Palace: the Basilian Nuns from Russian Poland and the Poor Clares, who had been forced to leave their convent in Albano due to the confiscation of Church properties. Pope Leo XIII Pecci (1878-1903) who had donated two artistic candelabra lights for the sagrato of the parish church, fondly referred to the Leo IV Tower in the Vatican, where he sometimes stayed in the summer, as “little Castel Gandolfo”. Pius X Sarto (1903-1914) and Benedict XV Della Chiesa (1914-1922) had two buildings constructed that still bear their name, to house the poorer residents of the town. Pius X also had an apartment built in the Palace for the summer visits of his Secretary of State, Cardinal Raffaele Merry del Val, who stayed there for about one month between August and September, from 1904 to 1907.
Pius XI Ratti (1922-1939) can be considered the first pope in modern times to have spent his holidays at Castel Gandolfo. After indispensable renovation works to the ancient residence were completed in a short period of time, he began to stay there for two months a year. Between 1934 and 1938, his stays had increased to six months per year. Pope Pius XI had a new private chapel built in the papal apartment in which he placed a reproduction of a painting of Our Lady of Czestochowa, a gift from the Bishops of Poland. He also had two side walls frescoed by the painter, Rosen from Lviv, depicting two ancient and modern events in Poland’s history: on one side, Czestochowa’s resistance against the Swedes of Gustaf Adolf in 1655; on the other, Warsaw’s victory against the Bolsheviks on 15 August 1920, referred to as the “Miracle of the Vistula”. Pope Pius had spent the years between 1918 and 1921 in Poland, first as a Visitator and later as Apostolic Nuncio. On the eve of his earthly days, it was from Castel Gandolfo that the Pope repeatedly denounced the ominous doctrine of racial nationalism, culminating in his memorable radio message in 29 September 1938, to offer his life in exchange for peace.
Pius XII Pacelli (1939-1958) went to Castel Gandolfo during the first year of his pontificate. In July, he decreed his first Encyclical, Summi Pontificatus from there. And it was from there that on 24 August 1939, he broadcast his desperate appeal to nations to end the conflict. “The danger is imminent but there is still time. Nothing is lost with peace: all may be lost with war”. Involved in a tireless work of peace, the Pope did not return to Castel Gandolfo during the war, and the residence became a reference point and safe refuge for the locals. After the events that followed 8 September 1943, the panic-stricken residents of Castel Gandolfo and neighbouring towns took refuge in the Pontifical Villas, where they had the privilege of extraterritoriality, until calm was restored. However, on 22 January 1944, after the landings at Anzio, since the entire area had become a war front, the residents of Castel Gandolfo and neighbouring areas took refuge once again in the Pontifical Villas. An estimated 12,000 people took refuge there during that sad period, and they stayed until the liberation of Rome on 4 June. The papal apartment was reserved for women who were about to deliver and some 40 babies were born there. Unfortunately, there were many victims from the bombings that occurred on the border with the Villa. On first February of that year, the Convents of the poor Clares and of the Basilians were destroyed and 18 Sisters died. On 10 February, the same happened to the College of Propaganda Fide with more than 500 dead and many wounded.
It was not until 22 August 1946 that the Pope resumed his summer holidays at Castel Gandolfo, which continued on a regular basis every year until 1958, for periods lasting up to five months. With the exception of the war years, one could say that Pope Pacelli spent almost one third of his pontificate at Castel Gandolfo. And it was there that on 9 October 1958, he ended his earthly existence. He was the first Pope to pass away in Castel Gandolfo.
Pope John XXIII Roncalli (1958-1963) was elected on 28 October. A few days later, he went to Castel Gandolfo. A plaque inside the parish church recalls the generosity of the Pope who wanted to restore the church and the crypt below it to their original beauty. Pope John reinstated two traditions at Castel Gandolfo: the recitation of the Angelus in the palace courtyard on Sunday mornings and the celebration of Holy Mass in the parish during the Feast of the Assumption.
A few weeks after his election on 21 June, Paul VI Montini (1963-1978) began his summer stay at Castel Gandolfo on 5 August and he returned every year from mid-July to mid-September. His introverted and reserved nature did not stop him from establishing a relationship of affectionate cordiality and paternal concern with the residents of Castel Gandolfo and of the Villas. He himself described his days at the castle during the Angelus of 13 August 1972: “We too enjoy this God-given gift, by breathing the fresh air, admiring the beauty of our natural surroundings... and by seeking here to restore our lack of energy, which is never enough and is now even somewhat depleted”.
The Holy Year of 1975, which saw a large number of pilgrims flock to Rome, prompted the Pope to return to the Vatican on Wednesdays for General Audiences. Thus, began weekly journeys by helicopter, allowing the Pope to reach the Vatican quickly, without being affected by the congested road traffic of Via Appia. Paul VI had many works accomplished for the people of Castel Gandolfo, such as the modern pontifical elementary school which now bears his name, the Church of Saint Paul with additional buildings for pastoral work in the densely populated neighbourhood that had arisen just below Via Appia, and the Church of Our Lady of the Lake. On 14 July 1978, the Pope moved to Castel Gandolfo renewing each year the hope that the healthy fresh air would continue to restore his health. But on 6 August, high fever prevented him from appearing on the balcony of the Palace for the Angelus. By evening, he had surrendered his soul to God.
John Paul I Luciani was elected on 26 August 1978 and never had the opportunity to visit Castel Gandolfo during his brief Pontificate lasting only 33 days.
On Sunday afternoon of 8 October, Cardinal Karol Wojtyla, Archbishop of Krakow, who was in Rome for the conclave, went to the Pontifical Villa to spend some peaceful days. Eight days later in the afternoon of 16 October 1978, the people of Rome and pilgrims who had gathered in Saint Peter’s Square after seeing the white smoke, welcomed the first Polish Pope in history. He took on the name John Paul II. It did not take long for him to go to Castel Gandolfo. The town had been in mourning for too long after the death of two pontiffs in less than two months. When he arrived at Castel Gandolfo in the afternoon of 25 October, he was welcomed enthusiastically by the residents, whom he immediately addressed as “fellow citizens”.
Since then, breaking with hundreds of years of tradition, papal visits to Castel Gandolfo are no longer limited to the summer season, but occur throughout the year, even if only for a few days. We can very well say that Castel Gandolfo has become the second residence of the popes.
In the afternoon of 5 May 2005, a few days after his election on 19 April, Benedict XVI travelled to Castel Gandolfo by helicopter for his first visit to the Apostolic Palace and Pontifical Villas.
Later, he greeted the large number of local residents who had gathered to welcome him with untold enthusiasm, from the balcony overlooking Castel Gandolfo.
On 28 July, the Holy Father spent his first summer holiday at this ancient residence of the popes. He stayed there until 28 September, with a brief interruption between 18 and 21 August, to travel to Cologne to participate in the 20th World Youth Day.
Resuming the tradition established by the Holy Father, John Paul II, in the afternoon of 16 April 2006, Pope Benedict travelled to Castel Gandolfo for a short period of rest which lasted until Friday, 21 April.
The summer holiday began on 28 July and lasted until 4 October. On 9 September he left Castel Gandolfo for an Apostolic Journey to Bavaria, returning to his residence on 14 September. On 8 April 2007, Easter Sunday, the Holy Father returned to Castel Gandolfo for a brief stay that lasted until 13 April, returning again on 14 May, after his Apostolic Journey to Brazil, staying until Friday, 18 May.
He arrived at Castel Gandolfo on 7 July 2011, for his summer holiday.
On the morning of 11 February 2013, Benedict had called an Ordinary Public Consistory at the Vatican for the canonization of the Martyrs of Otranto and two Blesseds. Unexpectedly, he announced his resignation from the Ministry of Bishop of Rome, Successor of Peter, with effect at 8:00 p.m. on 28 February 2013.
The Director of the Pontifical Villas was told in private that Benedict XVI would move to Castel Gandolfo on 28 February, while he waited for a place to be organized for him at the Vatican’s Mater Ecclesiae Monastery.
In the afternoon of 28 February, Benedict XVI arrived at Gandolfo and immediately appeared on the balcony to greet the many faithful who had gathered there. He then returned to his apartment. At 8:00 p.m., before a brightly lit square filled with people who had come to witness such a special and significant historical event, the Palace’s Gates were shut. At the same time, the flag above the Palace that was raised when a pope was in residence, was lowered in the first visible sign of the beginning of the sede vacante. The Pope emeritus remained at the residence until 2 May, when he returned to Rome.
On 13 March 2013, Argentinian Jorge Mario Bergoglio was elected Pope, choosing the name Francis.
Pope Francis’ first visit to Castel Gandolfo took place late in the morning on 23 March 2013. Upon his arrival at the heliport of the Pontifical Villas, he was received by the Pope emeritus, the Bishop of Albano and the Director of the Villas.
Pope Francis and the Pope emeritus immediately went to the Palace for a meeting and lunch. It was truly a first in history to see the Holy Father and his predecessor sitting side by side in the same car. The sole reason behind the meeting was a fraternal and cordial encounter between the Holy Father and the Pope emeritus. The residents were anxiously awaiting Pope Francis’ return to Castel Gandolfo, to have the joy of welcoming him and greeting him personally.
Finally, on Sunday, 14 July, Pope Francis arrived at the Palace in the morning. He was greeted in the Palace courtyard by the Bishop and staff members of the Bishops curia, the staff of the Pontifical Villas who were introduced to him by the Director, the Mayor of Castel Gandolfo and the municipal council, the parish priest and his Salesian confrères and the Pie Filippini teachers. At noon, the Pope prayed the Angelus with a few thousand people and then visited the Monastery of the Poor Clares, in the area of the Pontifical Villas located on the border with Albano Laziale, and after that the adjacent Jesuit-run Specola Vaticana.
The Holy Father returned to Castel Gandolfo on 15 August to honour the tradition established by John XXIII to celebrate Mass in the parish church of Castel Gandolfo on the Solemnity of the Assumption of the Blessed Virgin Mary. A Mass was celebrated for the occasion in Castel Gandolfo’s Square, because the church would not have been able to welcome the thousands of people present. After Mass, the Pope visited the Church and was welcomed by the Bishop and the parish priest. Pope Francis is ever alive and present in all the hearts of Castel Gandolfo’s residents, who follow him with affection and support him with their prayers.
Les visiteurs qui pénètrent pour la première fois dans les Villas pontificales de Castel Gandolfo ne s'imaginent certainement pas qu'ils se trouvent devant les importants vestiges de l'une des plus célèbres villas de l'Antiquité, l'Albanum Domitiani, la grandiose résidence de campagne de l'empereur Domitien (81-96 ap. J.-C.), qui s'étendait sur environ 14 kilomètres carrés, de la Via Appia au lac d'Albano inclus. Les Villas pontificales s'étendent sur les restes de la partie centrale de la résidence, qui comprenait également, selon l'hypothèse formulée par d'éminents spécialistes, l'Arx Albana, située à l'extrémité de la colline de Castel Gandolfo, où se trouve aujourd'hui le Palais pontifical, et qui accueillait autrefois le centre de l'ancienne Albalonga.
La villa de Domitien était située sur le versant ouest de la colline, surplombant la mer Tyrrhénienne. La pente avait été divisée en trois grandes esplanades descendant vers la mer. La première, la plus haute, comprenait les habitations des serviteurs impériaux, les différents services et les citernes, alimentées à partir des sources du Palazzolo – situées sur la rive opposée du lac – par trois aqueducs, encore en partie existants, qui alimentent la Villa papale et la ville de Castel Gandolfo. Sur l'esplanade intermédiaire, bordée en amont par un grand mur de soutènement, interrompue par quatre nymphées au tracé alternativement rectangulaire et semi-circulaire, se trouvaient le palais impérial et le théâtre. L'esplanade inférieure comprenait le cryptoportique, la grande promenade couverte de l'empereur, longue à l'origine d'environ trois cents mètres. L'esplanade se divisait ensuite en plusieurs terrasses successives, destinées pour la plupart à des jardins, dont l'une comprenait l'hippodrome.
Domitien, le « Néron chauve » comme l'appelait Juvénal, s'installa presque en permanence dans cette résidence, également aménagée pour la saison hivernale, riche en beautés naturelles et en somptueux édifices, monuments et œuvres d'art.
À la mort de Domitien, la villa passa à ses successeurs, qui préférèrent cependant établir leurs résidences ailleurs. Hadrien (117-138 ap. J.-C.) y fit quelques brefs séjours en attendant l'achèvement de la villa près de Tivoli, et Marc Aurèle (161-180 ap. J.-C.) s'y réfugia pendant quelques jours lors de la rébellion de 175. Quelques années plus tard, Septime Sévère (193-211 ap. J.-C.) installa les castra de ses fidèles légionnaires parthes, qui y campaient en permanence avec leurs familles, dans la partie la plus méridionale.
C'est ainsi que commença la décadence de la villa impériale, dont les monuments, déjà privés de leurs œuvres d'art et de tout ornement précieux, furent systématiquement démolis afin d'utiliser le marbre et les briques dans les nouvelles constructions qui donnèrent naissance au premier établissement de la ville d'Albano. Un autre village, composée principalement d'agriculteurs, s'établit au nord de la villa, sur la crête du lac, vers « Cucuruttus » (aujourd'hui Montecucco), donnant naissance beaucoup plus tard à l'actuel Castel Gandolfo.
L'empereur Constantin (306-337 ap. J.-C.), qui avait chassé du territoire les légionnaires parthes turbulents et leurs familles, inclut également parmi les bénéfices conférés à la basilique Saint-Jean-Baptiste, l'actuelle cathédrale d'Albano, la possessio Tiberii Caesaris, c'est-à-dire la zone de la villa Domitienne.
Hormis quelques registres de recensement ou actes patrimoniaux faisant référence à ces terres, l'histoire est muette jusqu'au XIIe siècle. Il n'en va pas de même pour le pillage des marbres et des œuvres d'art qui se poursuivit pendant longtemps. Au XIVe siècle, le pillage devient systématique, à la recherche de marbre pour la construction de la cathédrale d'Orvieto.
Vers 1200, le château de la famille génoise Gandolfi, qui a donné son nom à l'actuel Castel Gandolfo, fut construit sur la colline, peut-être sur les ruines de l'ancienne Albalonga. Il s'agissait d'une forteresse carrée située au sommet de la colline, dotée de hauts murs crénelés et d'une petite cour encore existante, entourée d'un puissant bastion qui la rendait presque imprenable. Après quelques décennies, elle passa aux mains de la famille Savelli qui, avec des hauts et des bas, la conserva pendant environ trois siècles.
C'est en juillet 1596, sous le pontificat de Clément VIII Aldobrandini (l592-1605), que la Chambre apostolique prit possession de Castel Gandolfo et de Rocca Priora, par la bulle connue sous le nom de Congrégation des Barons, les confisquant aux Savelli qui avaient refusé d'honorer une dette de 150.000 écus. Plus tard, une partie de la dette fut remboursée et Rocca Priora retourna aux Savelli, tandis que Castel Gandolfo fut déclaré patrimoine inaliénable du Saint-Siège et définitivement incorporé, par décret consistorial du 27 mai 1604, dans les possessions temporelles de l'Église.
Paul V Borghèse (1605-1621), sollicité par la communauté de Castel Gandolfo, fournit à la ville et à la forteresse de l'eau en abondance, en restaurant l'aqueduc qui amenait l'eau des sources de Malafitto, l'actuelle Palazzolo. Il veilla également à assainir la région en asséchant l'étang de Turno de ses eaux marécageuses, comme le rappelle l'une des plaques apposées sur la façade du Palais pontifical.
Urbain VIII Barberini (l623-1644), qui déjà en tant que cardinal aimait séjourner à Castel Gandolfo, fut le premier Pape à passer des vacances dans cette résidence, au printemps 1626, une fois achevés les travaux de rénovation et d'agrandissement du palais, qui furent confiés à Carlo Maderno, assisté de Bartolomeo Breccioli et de Domenico Castelli en tant qu'architectes adjoints. Après avoir incorporé la forteresse grâce à des rénovations appropriées, l'aile du palais vers le lac fut construite, ainsi que le côté gauche de la façade actuelle, jusqu'à la porte d'entrée. Le jardin du palais (Giardino del Moro) fut également planté ; de proportions modestes, il est actuellement toujours fidèle au dessin original, avec plusieurs allées le divisant en carrés réguliers, marqués par des haies de myrte. Le Florentin Simone Lagi décora de fresques la chapelle privée, ainsi que le petit oratoire attenant et la sacristie. Les deux remarquables allées bordées d'arbres, appelées « Galleria di sopra » et « Galleria di sotto », qui longent la Villa Barberini et relient Castel Gandolfo à Albano, sont également dues à l'œuvre d'Urbain VIII.
Alexandre VII Chigi (1655-1667) acheva la construction du Palais pontifical avec la nouvelle façade vers la place et l'aile vers la mer, qui comprend la grande galerie construite sur un projet du Bernin et avec son aide.
Clément XIV Ganganelli (1769-1774), afin de doter la propriété d'un espace de promenade plus adapté, compte tenu de l'étroitesse du petit jardin d'Urbain VIII, agrandit la résidence en mars 1773 avec l'achat de la Villa Cybo adjacente. En 1717, alors qu'il était encore auditeur de la Chambre apostolique, le cardinal Camillo Cybo avait demandé à l'architecte Francesco Fontana de lui céder « pour sa noble résidence et villa » le petit palais qu'il s'était fait construire. Plus tard, il acheta, en face de l'édifice, un terrain d'environ trois hectares, bordé en haut par le village de Castel Gandolfo et en bas, vers la mer, par la route appelée « Galleria di sotto », et le transforma en un splendide jardin, riche en marbres, en statues et en fontaines de grande valeur. Cette somptueuse villa avait malheureusement un grave défaut : celui d'avoir le palais et le jardin séparés par de la voie publique, la « Galleria di sotto ». Le cardinal avait prévu de les relier par un viaduc, à la hauteur de l'étage noble du jardin. Le projet ne fut jamais été réalisé, on ne sait pas si c'est par manque de temps ou d'argent. À la mort du cardinal Cybo, en 1743, la villa passa à ses héritiers qui la vendirent au duc de Bracciano, Don Livio Odescalchi. Clément XIV l'acheta aux mêmes conditions, c'est-à-dire pour 18.000 scudi.
En 1870, avec la fin des États pontificaux, commença pour la résidence pontificale de Castel Gandolfo une longue période d'abandon et d'oubli qui dura soixante ans. En effet, bien que la loi des Guarentigie ait assuré au palais de Castel Gandolfo « avec toutes ses dépendances et annexes » la même immunité qu'au Vatican et au Latran, après la prise de Rome les Papes ne quittèrent plus le Vatican.
Ce n'est qu'après les Accords du Latran entre le Saint-Siège et l'Italie (1929), qui mirent fin à l'épineuse « question romaine », que Castel Gandolfo redevint la résidence d'été des Papes. Au cours des négociations, la possibilité de transformer la Villa Farnese, à Caprarola, ou la Villa Doria Pamphilj, sur la colline du Janicule, en résidence des Papes fut également examinée. Mais c'est finalement la tradition historique qui prévalut. Les Villas pontificales prirent leurs dimensions actuelles avec l'acquisition du complexe de la Villa Barberini, où furent plantés des jardins nouvellement conçus, parmi lesquels les jardins du Belvédère méritent une mention spéciale. Il s'agit de la Villa que Taddeo Barberini, neveu d'Urbain VIII, avait réalisée en acquérant en 1628 des terrains et des vignobles correspondant à la terrasse centrale de la résidence de Domitien, et plus tard, en 1631, la propriété de Monseigneur Scipione Visconti, qui comprenait un petit palais qui fut ensuite transformé et agrandi, probablement sur un projet du Bernin. Bien plus tard, au début du siècle suivant, un élégante portail fut placée à l'entrée du palais, ingénieusement aménagée pour permettre le passage des équipages encombrants de l'époque, malgré l'étroitesse de l'espace.
Après 1929, d'importants travaux de consolidation et de rénovation furent effectués au Palais pontifical pour l'adapter aux nouvelles exigences et la liaison entre les trois villas (Giardino del Moro, Villa Cybo et Villa Barberini) fut réalisée au moyen de la passerelle qui relie le domaine Barberini avec la Villa Cybo et ensuite avec la loggia qui, de cette dernière, mène au Palais, au-dessus de la voie publique, sur l'arc de l'ancienne Porte romaine.
L'observatoire astronomique confié aux pères jésuites fut également transféré du Vatican au Palais de Castel Gandolfo en 1934, car le milieu environnant ne disposait plus de l'obscurité nocturne nécessaire aux observations de la voûte céleste.
LES PAPES À CASTEL GANDOLFO
Au cours de l'été 1623, le cardinal Maffeo Barberini fut élu au Siège de Pierre sous le nom d'Urbain VIII (1623-1644). Quelques années auparavant, le cardinal avait déjà choisi Castel Gandolfo comme lieu de villégiature, en raison de sa position panoramique incomparable et parce qu'il le considérait comme l'endroit le plus sain des Castelli Romani. Dans ce but, il s'était construit une modeste habitation près des murs du château, à l'étage supérieur de la tour qui surplombe encore la porte romaine. Les écuries existent toujours à l'extérieur des murs, près de la même tour. C'est donc tout naturellement qu'une fois élu Pape, Urbain VIII choisit Castel Gandolfo comme résidence d'été, en décidant d'adapter l'ancienne forteresse Gandolfì-Savelli, afin de « redonner aux Papes la commodité de passer les vacances dans leurs propres palais, car il ne lui semble pas approprié d'utiliser les maisons des autres », comme l'indique son biographe Andrea Nicoletti. Après avoir passé ses vacances deux années de suite à Frascati, en tant qu'hôte du cardinal Scipione Borghese, Urbain VIII fixa finalement au 10 mai 1626 le départ de ses premières vacances à Castel Gandolfo.
« Après 1626, Urbain VIII revint fidèlement ans à la Villa pendant onze, deux fois par an... en avril ou, le plus souvent, en mai, et une seconde fois en octobre », pour une durée de deux à trois semaines. « Il avait organisé ses journées de manière méthodique et ne manquait jamais, dans ses heures de loisir, de la compagnie de lettrés et de savants.... Il aimait particulièrement les promenades à pied, qu'il alternait souvent, surtout pendant les premières années, avec de longues chevauchées dans les bois..... Pendant ses vacances, afin de ne pas retarder les affaires du gouvernement, Urbain VIII recevait les ministres et les ambassadeurs, comme il en avait l'habitude »» (Emilio Bonomelli, ibidem, p. 52). Après la maladie de 1637, qui fit même craindre pour sa vie, Urbain VIII renonça finalement à passer ses vacances dans la Villa qu'il affectionnait tant, car il était convaincu, ainsi que ses médecins, que l'air plus lourd de Rome lui était désormais plus bénéfique.
Le successeur d'Urbain VIII, Innocent X Pamphilj (1644-1655), ne vint jamais à Castel Gandolfo au cours de ses dix années de pontificat et quitta rarement Rome.
Ce n'est pas le cas d'Alexandre VII Chigi (1655-1667) qui séjournait régulièrement à Castel Gandolfo deux fois par an, au printemps et à l'automne, pour des périodes allant de 20 jours à un mois. Particulièrement sensible à la beauté du lac et de la verdure environnante, propice à la méditation et au silence, le Pape Chigi avait l'habitude de faire de longues promenades dans les allées tracées dans les bois de chênes verts et de châtaigniers. Il était également attiré par les excursions sur le lac, qu'il effectuait à bord d'un grand brigantin spécialement transporté à Castel Gandolfo depuis Ripa Grande. Alexandre VII confia à Sernini la construction de l'église paroissiale de Castel Gandolfo, dédiée à saint Thomas de Villanova, l'archevêque de Valence qu'il canonisa en 1658, tandis que la crypte fut dédiée à saint Nicolas.
Aucun des successeurs du Pape Chigi ne quitta plus Rome pour sa résidence d'été au cours des 44 années suivantes. Seul Innocent XII Pignatelli (1691-1700) passa la nuit à Castel Gandolfo le 27 avril 1697, à l'occasion de son voyage à Anzio et Nettuno, pour repartir le lendemain matin. Arrivé sur place par une soirée brumeuse et pluvieuse, l'endroit lui parut si lugubre qu'il ne fut pas tenté d'y revenir.
Clément XI Albani (1700-1721) passa les neuf premières années de son pontificat sans jamais quitter Rome. Mais après une grave maladie survenue au cours de l'été 1709, il se rendit à Castel Gandolfo en mai 1710 sur les conseils des médecins et, ayant constaté de bons résultats, il y retourna pendant six années consécutives jusqu'en 1715. Lors de son premier séjour à Castel Gandolfo, le Pape Albani publia un rescrit accordant à Castel Gandolfo le titre de « Villa pontificale ». Cette reconnaissance, qui dura jusqu'à la fin des États pontificaux, signifiait que les citoyens de Castel Gandolfo avaient le privilège d'être soustraits à la juridiction des magistratures administratives et judiciaires communes et d'être soumis à la juridiction spéciale du Préfet du Palais apostolique et majordome. Les séjours du Pape Albani furent marqués par une grande familiarité avec les habitant du lieu, en particulier les plus pauvres, auxquels le Pape fit de nombreuses aumônes. C'est à Clément XI que l'on doit les travaux de restauration du Palais, après la longue période d'abandon, et les embellissements du village, qui s'était considérablement agrandi. Une plaque au début de la rue principale de Castel Gandolfo, qui existe encore aujourd'hui, rappelle les travaux réalisés par le Pape au profit de la ville.
La Villa pontificale ne fut plus fréquentée par les successeurs du Pape Albani pendant une période de 25 ans et le Palais fut rouvert en juin 1741 pour accueillir le Pape Benoît XIV Lambertini (1740-1758), élu l'été précédent. Il « fut l'un des Souverains Pontifes qui s'attacha le plus à Castel Gandolfo où, comme il le disait, il pouvait mettre son âme à l'abri des pressions »(Emilio Bonomelli, I Papi in campagna, p.111). Ses vacances prirent un ton de grande simplicité, loin des fastes de celles de ses prédécesseurs : « Je ne veux pas de maux de tête. Nous les aurons quand nous serons à Rome » », répondait-il aux demandes d'audience et de visite pressantes et souvent déplacées qu'on lui présentait. Pendant son pontificat, il ne négligea pas l'entretien et l'embellissement du palais. Parmi les œuvres les plus importantes, citons la décoration de la galerie Alexandre VII, réalisée par Pier Leone Ghezzi, avec des peintures à la détrempe représentant des vues panoramiques des Monts Albains, animées par de délicieuses scènes rustiques, et de la nouvelle Loge des Bénédictions, construite en 1749, avec la belle horloge qui la surplombe.
Clément XIII Rezzonico (1758-1769), qui succéda au Pape Lambertini en 1758, se rendit à Castel Gandolfo dès l'année suivante. Le changement d'air que lui avaient recommandé ses médecins lui fut si bénéfique qu'il y retourna encore six ans, pour des périodes d'environ un mois, jusqu'en 1765. Ce n'est qu'au cours des trois dernières années que les soucis toujours croissants de son pontificat l'empêchèrent de se rendre à Castel Gandolfo comme il l'aurait souhaité. Son nom reste lié aux objets précieux et aux œuvres d'art dont il a enrichi l'église paroissiale et la chapelle privée du Palais. Une plaque apposée sur la Porte Romaine rappelle les travaux ordonnés par le Pape pour l'agrandir et faciliter la voie d'accès.
Son successeur Clément XIV Ganganelli (1769-1774) occupa le Trône papal pendant un peu plus de cinq ans et à cinq reprises, à l'automne de chaque année, il passa ses vacances à Castel Gandolfo. De nature vive et exubérante, d'humeur joyeuse et facétieuse, il aimait l'activité physique et les divertissements. C'est pourquoi, à Castel Gandolfo, il « ne se limitait pas à de courtes promenades, à travers les célèbres galeries et dans les villas, mais sortait souvent à cheval du palais...dans un costume de voyage blanc avec des bottes blanches et un tricorne » (ibid., p. 149). Et une fois sorti de sa résidence, il aimait lancer son cheval à une telle vitesse qu'aucun membre de la suite ou de l'escorte ne pouvait le suivre. Mais en 1771, après être tombé deux fois de cheval et s'être blessé à l'épaule, il fut persuadé par sa famille d'abandonner définitivement son passe-temps favori. En 1773, il agrandit la résidence papale en achetant la Villa Cybo, située à proximité.
Pie VI Braschi, élu en 1775, ne séjourna jamais dans la résidence d'été pendant son long pontificat d'un quart de siècle. Sous son règne, le 27 février 1798, un affrontement sanglant eut lieu à Castel Gandolfo entre les habitants des Castelli Romani (notamment Castel Gandolfo, Albano et Velletri) restés fidèles au Pape et les troupes de Joachim Murat. Les insurgés, après une lutte acharnée, se réfugièrent dans le Palais des Papes, qui subit le tir des canons et fut mis à sac par les Français.
Le 14 mars 1800, Pie VII Chiaramonti (1800-1823) fut élu à Venise. En 1803, il rouvrit le palais de Castel Gandolfo après avoir effectué les travaux de restauration nécessaires et fourni le mobilier. Il y retourna en 1804 et 1805, jusqu'à ce que la tempête napoléonienne, d'abord avec l'invasion des États pontificaux, puis avec l'emprisonnement du Pape lui-même, rendit à nouveau impossible son séjour pontifical. Après sa libération le 17 mars 1814 et l'abdication de Napoléon, le Pape Chiaramonti put enfin, en octobre de la même année, reprendre ses vacances d'automne à Castel Gandolfo, qui furent peut-être le seul moment de paix parmi les événements tourmentés de son pontificat.
Le Pape Léon XII Della Genga (1823-1829) ne passa qu'une journée à Castel Gandolfo, le 21 octobre 1824, en tant qu'hôte des Capucins d'Albano, mais s'il visita l'église sur la place, il ne mit pas les pieds dans la résidence papale, qui n'attirait pas ses sympathies.
De même, son successeur Pie VIII Castiglioni (1829-1830) ne se rendit jamais à Castel Gandolfo au cours de son court pontificat de 20 mois.
En 1831, le Pape Grégoire XVI Cappellari (1831-1846) fut élu et ses séjours à Castel Gandolfo, presque toujours en octobre, furent très assidus, marqués par son style simple de moine camaldule. En 1845, le Pape Cappellari se rendit un jour de Castel Gandolfo jusqu'à Tivoli, au collège des Jésuites, où il put contempler les premiers daguerréotypes et, intrigué, poser devant le photographe. Il put également assister avec grand intérêt à des essais d'éclairage électrique et observer une maquette de bateau à vapeur.
Pie IX Mastai Ferretti (1846-1878) passa occasionnellement de courtes vacances à Castel Gandolfo, aux saisons les plus variées, en les alternant avec quelques séjours au port d'Anzio. En fait, il n'avait pas d'attirance particulière pour la vie à la campagne et il aimait davantage la ville dans laquelle il se déplaçait de façon tout à fait décontractée. Les anciens habitants de Castel Gandolfo se transmettent le souvenir du Pape Mastai qui, avec une grande simplicité, parcourait la ville à pied, entrait dans les maisons du village et, trouvant souvent la marmite sur la cuisinière, soulevait le couvercle pour voir s'il y avait assez de nourriture, effectuant des dons d'argent si ce n'était pas le cas. À Castel Gandolfo, Pie IX accordait des audiences avec beaucoup plus de facilité que ses prédécesseurs et, au cours des dernières années, avec la possibilité croissante des voyages, on vit arriver des pèlerins étrangers dans la ville, parfois en groupes importants. Le dernier séjour du Pape Mastai à Caatel Gandolfo dura du 28 au 31 mai 1869 et fut uniquement inspiré par le désir de vénérer le Crucifix miraculeux de Nemi, dont on célébrait cette année-là le deuxième centenaire. Ce sont les derniers mois de vie de l'État pontifical, qui s'acheva avec la prise de Porta Pia le 20 septembre 1870.
Même si après 1870 et jusqu'à la Conciliation, les Papes ne quittèrent plus le Vatican, leur lien affectif avec la ville de Castel Gandolfo ne fut pas interrompu. Pie IX avait accueilli deux communautés de clôture dans le Palais après 1870, l'une de religieuses basiliennes de Pologne russe, l'autre de clarisses qui avaient dû quitter leur couvent d'Albano en raison de la confiscation des biens ecclésiastiques. Le Pape Léon XIII Pecci (1878-1903) – qui avait fait don à l'église paroissiale de deux lampions-candélabres qui ornent son parvis – appelait affectueusement « Le petit Castel Gandolfo » la tour des murs de Léon IV au Vatican, dans laquelle il séjournait parfois pendant l'été. Pie X Sarto (1903-1914) et Benoît XV Della Chiesa (1914-1922) firent construire deux édifices qui portent encore leur nom, pour servir de logements sociaux aux habitants les moins aisés de Castel Gandolfo. Pie X fit également aménager un appartement dans le Palais pour le séjour estival de son secrétaire d'État, le Cardinal Raffaele Merry del Val, qui y passa des périodes d'environ un mois, entre août et septembre, de 1904 à 1907.
Pie XI Ratti (1922-1939) peut être considéré comme le premier Pape des temps modernes à avoir séjourné à Castel Gandolfo. Ayant rapidement achevé les travaux de rénovation indispensables de l'ancienne résidence, ses séjours, d'abord de deux mois, passèrent à six mois par an de 1934 à 1938. Dans l'appartement papal, Pie XI fit construire une nouvelle Chapelle privée et y fit placer la reproduction du tableau de la Madone de Czestochowa, don des évêques polonais, tandis que les murs latéraux furent décorés de fresque par le peintre Rosen de Lviv, représentants deux épisodes de l'histoire ancienne et et récente de la Pologne : d'une part la résistance de Czestochowa en 1655 contre les Suédois de Gustave Adolphe et de l'autre la victoire de Varsovie contre les bolchéviques du 15 août 1920, surnommée « le miracle de la Vistule ». Pie XI avevait en effet passé les années allant de 1918 à 1921 en Pologne, tout d'abord comme Visiteur et ensuite comme Nonce apostolique. Au crépuscule de sa vie terrestre, le Pape éleva plusieurs fois la voix du Palais de Castel Gandolfo, pour dénoncer les doctrines néfastes du nationalisme racial, allant jusqu'à à offrir sa vie pour sauver la paix, dans son mémorable message radiophonique du 29 septembre 1938.
Pie XII Pacelli (1939-1958) se rendit à Castel Gandolfo dès sa première année de pontificat et, au mois de juillet, il promulgua « ex arce Gandulphi » sa première encyclique Summi Pontificatus. C'est de là que le 24 août 1939, il lança à la radio un ultime appel aux nations pour conjurer le conflit: « Le péril est imminent, mais il est encore temps ». Le Pape, engagé dans une inlassable œuvre de paix, ne revint pas à Castel Gandolfo au cours des années du conflit et les Villas devinrent le lieu de résidence et l'asile sûr des populations locales. Après les événements qui suivirent le 8 septembre 1943, les populations de Castel Gandolfo et des proches villages, prises de panique, se réfugièrent dans les Villas pontificales, qui jouissent des privilèges d'extraterritorialité, jusqu'au retour du calme. Mais le 22 janvier 1944, après le débarquement à Anzio, toutes la zone étant devenue front de guerre, les habitants de Castel Gandolfo et des environs accoururent à nouveau aux différentes portes des Villas : on calcule que le nombre des personnes qui y trouvèrent refuge pendant cette triste période et qui y restèrent jusqu'à la libération de Rome, qui eut lieu le 4 juin, s'élevait à douze mille. L'appartement du Pape fut réservé aux femmes qui devaient accoucher et environ quarante enfants y virent le jour pendant cette période. Malheureusement, il y eut également de nombreuses victimes lors des bombardements qui eurent lieu aux alentours des Villas: le 1er février de cette année les couvents des Clarisses et des Basiliennes furent détruits et 18 religieuses perdirent la vie ; le 10 février le Collège de Propaganda Fide connut le même sort, avec plus de 500 morts et de nombreux blessés.
Ce n'est que le 22 août 1946 que le Pape reprit ses séjours d'été à Castel Gandolfo, qui se succédèrent régulièrement chaque année jusqu'en 1958, pour des périodes allant jusqu'à cinq mois. Exception faite de la période de la guerre, on peut dire que le Pape Pacelli a passé presque un tiers de son pontificat à Castel Gandolfo. Et c'est précisément à Castel Gandolfo que le Pape Pacelli, à l'aube du 9 octobre 1958, termina son existence terrestre ; ce fut le premier Pape dans l'histoire de cette résidence.
Le 28 octobre eut lieu l'élection de Jean XXIlI Roncalli (1958-1963) qui, quelques jours plus tard, se rendit à Castel Gandolfo. Une plaque placée à l'intérieur de l'église paroissiale rappelle la munificence du Pape qui voulut que le temple et la crypte située en dessous retrouvent leur splendeur originelle. Le Pape Jean instaura deux traditions à Castel Gandolfo : la récitation de l'Angelus le dimanche matin dans la cour du Palais et la Messe dans la paroisse pontificale pour la fête de l'Assomption.
Paul VI Montini (1963-1978) quelques semaines après son élection, qui avait eu lieu le 21 juin, arriva à Castel Gandolfo le 5 août pour un séjour estival et il y revint chaque année, de la mi-juillet à la mi-septembre. Son caractère discret et réservé ne l'empêcha pas d'instaurer avec les habitants de Castel Gandolfo et des Villas une relation de cordialité affectueuse et de sollicitude paternelle. C'est lui-même qui décrivit ses journées à Castel Gandolfo lors de l'Angelus du 13 août 1972: « Nous profitons nous aussi un peu de ce don que le Seigneur nous offre. Nous respirons ce bon air, nous admirons la beauté de ce cadre naturel, nous goûtons l'enchantement de sa lumière et de son silence et nous cherchons également à restaurer un peu nos pauvres forces qui sont toujours insuffisantes et à présent aussi un peu lasses... ». L'Anné Sainte 1975, durant laquelle de très nombreux pèlerins vinrent à Rome, poussa le Pape à se rendre au Vatican chaque mercredi pour les Audiences générales. C'est alors que commencèrent les déplacements hebdomadaires en hélicoptère qui permettaient au Pape d'arriver rapidement au Vatican, sans troubler la circulation déjà congestionnée sur la via Appia. Paul VI décida de réaliser de nombreuses œuvres en faveur de la population de Castel Gandolfo, telles que la moderne école primaire pontificale qui porte à présent son nom, l'église Saint-Paul et son complexe pour les œuvres pastorales, dans le quartier populaire qui se développa le long de la voie Appia, et l'église de la Madone du Lac. Le 14 juillet 1978, le Pape s'installa à Castel Gandolfo en espérant que l'air sain lui fasse retrouver ses forces, comme cela s'était toujours produit chaque année. Mais le dimanche 6 août, à la suite d'un accès de fièvre, il ne put pas apparaître au balcon du Palais pour la récitation de l'Angelus et, dans la soirée, il rendit son âme à Dieu.
Jean-Paul Ier Luciani, élu le 26 août 1978, n'eut pas la possibilité de se rendre à Castel Gandolfo au cours de son bref pontificat qui dura à peine 33 jours.
Dans l'après-midi du dimanche 8 octobre, le Cardinal Karol Wojtyla, Archevêque de Cracovie, présent à Rome pour le Conclave, se rendit dans les Villas pontificales pour y passer quelques heures de tranquillité sereine. Huit jours plus tard, dans l'après-midi du 16 octobre 1978, les Romains et les pèlerins accourus sur la place Saint-Pierre après avoir vu la fumée blanche, acclamaient en lui le premier Pape Polonais de l'histoire, qui prit le nom de Jean-Paul Il. Le Pape ne se fit pas attendre à Castel Gandolfo, la population étant restée trop longtemps en deuil à la suite de la mort de deux Souverains Pontifes en moins de deux mois. A son arrivée sur la place de Castel Gandolfo, dans l'après-midi du 25 octobre, il fut accueilli par l'enthousiasme de la population, qu'il salua immédiatement comme ses « concitoyens ».
Depuis lors, révolutionnant une tradition séculaire, les séjours du Pape à Castel Gandolfo ne se limitèrent plus à la seule saison estivale, mais eurent lieu, ne serait-ce que pour quelques jours, en différentes périodes de l'année. C'est la raison pour laquelle on peut vraiment dire que Castel Gandolfo est devenue la résidence alternative du Pape.
Dans l'après-midi du 5 mai 2005, quelques jours après son élection qui avait eu lieu le 19 avril, Benoît XVI arrivait à Castel Gandolfo en hélicoptère pour sa première visite au Palais apostolique et aux Villas pontificales.
De la loge sur la Place de Castel Gandolfo, il salua ensuite la population locale qui, présente en grand nombre, l'accueillit avec un enthousiasme indicible.
Le 28 juillet, le Saint-Père commença sa première villégiature dans cette antique résidence des Papes qui dura jusqu'au 28 septembre, interrompue par un voyage à Cologne du 18 au 21 août, à l'occasion de la XXe Journée mondiale de la Jeunesse.
Reprenant une tradition instaurée par le Pape saint Jean-Paul II, le Saint-Père se rendit à Castel Gandolfo dans l'après-midi du 16 avril 2006, Pâque de Résurrection, pour une brève période de repos jusqu'au vendredi 21.
Le séjour estival avait commencé le 28 juillet et il se termina le 4 octobre. C'est de là que le Saint-Père partit pour un Voyage apostolique en Bavière le 9 septembre et il fut de retour dans cette résidence le 14 septembre.
Le 8 avril 2007, Pâque de Résurrection, le Saint-Père se rendit également à Castel Gandolfo pour un bref séjour jusqu'au vendredi 13 avril ; il y revint le 14 mai, après son voyage apostolique au Brésil, et y resta jusqu'au vendredi 18.
Le 7 juillet 2011, il arriva à Castel Gandolfo pour y passer la période estivale.
Le matin du 11 février 2013, Benoît XVI avait convoqué au Vatican un Consistoire ordinaire public pour la canonisation des martyrs d'Otrante et de deux Bienheureuses. A l'improviste, il annonça son renoncement au ministère d'Evêque de Rome, Successeur de Saint Pierre, avec effet à partir de 20h le 28 février 2013.
Le Directeur des Villas pontificales fut informé de manière privée que Benoît XVI se serait installé à Castel Gandolfo dans la soirée du 28 février, dans l'attente que l'on prépare une demeure pour lui dans le Monastère Mater Ecclesiae au Vatican.
Dans l'après-midi du 28 février, Benoît XVI arriva à Castel Gandolfo et se présenta immédiatement au balcon donnant sur la place pour saluer les nombreux fidèles présents. Il se retira ensuite dans son appartement. A 20h00, devant la place puissamment illuminée et remplie d'une foule dans l'attente d'un événement historique aussi particulier et significatif, le portail du Palais fut fermé. Dans le même temps, on baissa le drapeau hissé sur le Palais pendant les périodes de séjour du Pape à Castel Gandolfo. C'était le signe visible du début de la sede vacante. Le Pape émérite resta dans cette résidence jusqu'au 2 mai, date de son retour au Vatican.
Le 13 mars 2013, le Cardinal argentin Jorge Mario Bergoglio, Archevêque de Buenos Aires, fut élu nouveau Pape, choisissant le nom de François.
La première visite du Pape François à Castel Gandolfo eut lieu le 23 mars 2013, en fin de matinée. Le Pape émérite, l'Evêque d'Albano et le Directeur des Villas l'attendaient à l'héliport des Villas pontificales.
Le Pape François et le Pape émérite se rendirent immédiatement au Palais pour un entretien et le déjeûner. Ce fut vraiment un fait historique unique que de voir le Saint-Père et son Prédécesseur assis à côte à côte dans la même voiture. La visite eut comme unique but celui d'une rencontre fraternelle et cordiale du Saint-Père avec le Pape émérite. Les habitants du lieu attendaient cependant avec impatience le retour du Pape François à Castel Gandolfo pour avoir la joie de l'accueillir et de le saluer personnellement.
Finalemente, le dimanche 14 juillet, le Pape François arriva dans la matinée au Palais. Dans la cour de celui-ci, le Pape salula l'Evêque et plusieurs employés de la curie épiscopale, les employés des Villas pontificales présentés par le Directeur, le maire de Castel Gandolfo avec le Conseil communal, le curé avec ses confrères salésiens et les Maîtresses pies philippines. A midi, le Pape récita l'Angelus devant plusieurs milliers de personnes. Le Pape se rendit ensuite au Monastère des Clarisses, dans les environs des Villas pontificales à la limite avec Albano Laziale, et ensuite au siège adjacent des Jésuites de la Specola Vaticana.
Le Saint-Père vint à nouveau à Castel Gandolfo le 15 août pour honorer la tradition instaurée par Jean XXIII, qui était celle de célébrer la Messe dans l'église paroissiale de Castel Gandolfo en la solennité de l'Assomption de la Bienheureuse Vierge Marie. Pour cette occasion, la Messe fut célébrée sur la place de Castel Gandolfo car l'église n'aurait pas été en mesure d'accueillir les milliers de personnes présentes. Après le rite, le Pape visita l'église, accueilli par l'Evêque et le curé. Le Pape François est toujours vivant et présent chez tous les habitants de Castel Gandolfo qui le suivent avec affection et le soutiennent par leur prière.
The Christmas atmosphere has also reached the Pontifical Palace of Castel Gandolfo, brightening it up with the climate of the season’s festivities. as indicated by a series of events that took place on Tuesday morning, 10 December, including the inauguration of a nativity scene and the lighting of a Christmas tree.
The beautiful tapestry, “The Stoning of Saint Stephen”, by Raffaello Sanzio, will be on display in the Sala dei Papi (Hall of Popes) of Castel Gandolfo’s Pontifical Palace, while the painting, “The Adoration of the Child”, by Domenico Bigordi, known as Ghirlandaio, will be on display in the Palace’s lower floor, along with four paintings of the Nativity by Masters of the 15th century.
C’est aussi bientôt Noël au Palais pontifical de Castel Gandolfo et l’atmosphère est animée et colorée par l’ambiance caractéristique des fêtes. L’expression la plus évidente de cette atmosphère est la série d’initiatives qui ont eu lieu dans la matinée du mardi 10 décembre, dont l’inauguration de la crèche et l’illumination de l’arbre de Noël.
Anche al Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo sta arrivando Natale e l’atmosfera si anima e si colora del caratteristico clima delle feste. L’espressione più evidente è la serie di iniziative, che si sono svolte martedì mattina, 10 dicembre, tra le quali, l’inaugurazione del presepe e l’accensione delle luci dell’albero di Natale.
La Navidad también se avecina al Palacio Pontificio de Castel Gandolfo, llenando el ambiente de vida, color y el característico espíritu festivo. La manifestación más evidente de este clima ha sido la serie de actividades realizadas en la mañana del martes 10 de diciembre, entre las que destacaron la inauguración del belén y el encendido de las luces del árbol de Navidad.
Por primera vez, en casi noventa años desde su construcción, las cúpulas astronómicas del Palacio Pontificio de Castel Gandolfo abren sus puertas a los visitantes. Se trata de dos observatorios astronómicos totalmente operativos de la Specola Vaticana: la “cúpula mayor”, con un diámetro de 8,5 metros, equipada con un telescopio visual para la observación de estrellas y planetas; y la “cúpula menor”, con un diámetro de 8 metros, que alberga el Doble Astrografo, utilizado para realizar estudios fotográficos del cielo y la posición de los astros.
Pour la première fois depuis près de quatre-vingt-dix ans, les coupoles astronomiques du Palais pontifical de Castel Gandolfo ouvrent leurs portes aux visiteurs. Il s'agit de deux observatoires astronomiques de la « Specola Vaticana » parfaitement fonctionnant : la « grande coupole », d'un diamètre de 8,5 mètres, équipée d'un Télescope visuel pour l'observation des étoiles et des planètes ; et la « petite coupole », d'un diamètre de 8 mètres, équipée d'un Double astrographe pour les relevés photographiques du ciel et de la position des astres.
Ninety years since their construction, the astronomical domes of the Pontifical Palace of Castel Gandolfo will be open to visitors for the first time ever. Visitors will be able to see the Vatican Observatory’s two perfectly functioning domes: the “major dome”, which has a diameter of 8.5 meters, and is equipped with a Visual Telescope for the observation of stars and planets; and the “minor dome”, which has a diameter of 8 metres and a Double Astrograph, used for photographic surveys of the sky and of the position of the stars. A restricted number of visitors wil