La “stella del mio pontificato”: così Pio XI definì Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Fu lui a beatificarla, il 29 aprile 1923, e a canonizzarla, domenica 17 maggio 1925, nella Basilica di San Pietro, davanti a una folla di circa cinquantamila fedeli, della quale sola una piccola parte riuscì a trovare posto nella Basilica Vaticana. In quell’occasione, il Pontefice sottolineò che Teresa, “consapevole della propria fragilità, si affidò fiduciosa alla divina Provvidenza affinché, appoggiandosi unicamente sul suo aiuto, potesse raggiungere la perfetta santità della vita, pur attraverso asperrime difficoltà, avendo deciso di tendere ad essa con la totale e gioiosa abdicazione della propria volontà”.
C’è una Casa che ha un valore in più delle altre, le cui pareti furono testimoni dell’Annunciazione e della piena disponibilità di Maria alla volontà di Dio. Questa Casa, secondo la tradizione, si trova a Loreto, nel santuario mariano dedicato alla Vergine lauretana, sorto proprio per ospitarla.
Non c’è dubbio che San Martino di Tours è conosciuto nel mondo intero, non fosse altro, per quel suo gesto di carità di condividere con un povero metà del suo mantello. La tradizione vuole che quella stessa notte, gli apparve Gesù nelle vesti del povero, indossando la metà del mantello.
“Con la mano sulla coscienza, che ascoltino il grido angoscioso che, da tutti i punti della Terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: pace! Pace! Noi rinnoviamo oggi questa solenne implorazione”. Così San Giovanni XXIII, in un messaggio alla Radio Vaticana, lanciava un appello alla pace ai governanti del mondo, in particolare a quelli di Stati Uniti d’America e Unione Sovietica. Era il 25 ottobre 1962, nel pieno della crisi dei missili a Cuba. Mai dalla conclusione della seconda guerra mondiale si era vicini a un terzo conflitto. Infatti, dal 14 al 29 ottobre, il mondo fu su un baratro nucleare. L’intervento del Papa che, l’11 ottobre aveva aperto il Concilio Vaticano II, ebbe l’effetto di suscitare una forte persuasione sulle coscienze, soprattutto su quelle di John Fitzgerald Kennedy e di Nikita Krusciov (Sergeevič Chruščëv).
Non c’è latino-americano che non conosca o non sia legato, in maggior o minor misura, alla Vergine di Guadalupe. È invocata come Imperatrice del Continente americano e Patrona del Messico, ed è la più amata dai popoli indigeni, come “Virgen morenita”, giovane nativa.
Testimone di Cristo fino all’estremo sacrificio della vita, è un esempio di coerenza per quanti rifiutano di assoggettarsi ai potenti del momento e alle ideologie imperanti. È Lucia, la Santa della luce e della carità, amata dai ragazzi e dalle ragazze di molti Paesi europei. Nella notte del 13 dicembre, cortei di giovani illuminano il buio con le loro candele, attraversando paesi e città, per ricordare una loro coetanea che ha dato la vita per rimanere fedele alla Luce vera: Cristo. Questa tradizione, ancora viva, soprattutto nel Nord Europa, vuole ricordare la grande carità di Lucia. Infatti, non solo il suo nome deriva dalla parola latina lux, che significa luce, ma è legato a un gesto di coraggio e generosità di questa fanciulla. Si narra che per portare cibo e aiuti ai cristiani, che si rifugiavano nelle catacombe, si fosse messa sulla testa alcune candele per illuminare i bui cunicoli, in modo di avere le mani libere per servire.
“Gloria a Dio, in ogni cosa”: con queste parole, il 14 settembre 407, concludeva il suo pellegrinaggio terreno San Giovanni Crisostomo, “Bocca d’oro”, così chiamato per l’arte oratoria e la sua eloquenza. Nato ad Antiochia in un anno compreso tra il 344 e il 354, si dedicò agli studi di retorica e delle lettere sotto la direzione del celebre Libanio. Terminati gli studi, si lasciò affascinare dal mondo e si appassionò al teatro e alle discussioni. Poco dopo, però, si preparò al battesimo e lo ricevette in una domenica di Pasqua di un anno imprecisato. Frequentò, quindi, il circolo di Diodoro, una sorta di seminario in cui si potevano fare studi teologici. In quel periodo, si appassionò all’esegesi delle Sacre Scritture e imparò il metodo storico-letterario della scuola di Antiochia. Trascorse quindi sei anni di vita eremitica, prima sul colle Silpio, vicino ad Antiochia, e poi in una caverna in solitudine e penitenza.
“Dio umilia grandemente l’anima per innalzarla poi molto”: così si esprimeva San Giovanni della Croce, riformatore, insieme con Santa Teresa d’Ávila, dell’Ordine del Carmelo. È considerato uno dei più importanti poeti della letteratura spagnola. Le sue più grandi opere sono: Salita del Monte Carmelo, Notte oscura, Cantico spirituale e Fiamma viva d’amore.3
“Di null’altro mai ci glorieremo se non della Croce di Gesù Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione. Per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati” (Gal 6,14). Così l’Antifona d’ingresso alla celebrazione dell’Esaltazione della Santa Croce. Questa festa, che celebra la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, accomuna Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa. Quest’ultima attribuisce molta importanza a questa ricorrenza, quasi al pari della Pasqua. L’origine della festività si può rintracciare nel culto delle prime comunità cristiane di Gerusalemme, quando il Venerdì Santo si adorava solennemente la Santa Croce.
“Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.
“«Era una mujer inquieta y andariega... enseñaba como maestra en contraste con lo que San Pablo enseñaba, ordenando que las mujeres no enseñaran». Este es el juicio del Nuncio Apostólico en España, el Arzobispo Felipe Sega, sobre Teresa de Jesús, conocida en el siglo como Teresa de Ahumada. Al definirla como una andariega, tenía razón, porque en 1577 ya había fundado 12 monasterios por toda España y había recorrido más de cinco mil kilómetros. Todo esto con los medios de la época, por caminos que apenas podían llamarse tales, con todas las dificultades que suponía trasladarse de una parte a otra del reino, especialmente para una mujer y, más aún, para una monja. Y pensar que en su vida llegó a fundar hasta 17 monasterios con escasos recursos económicos, problemas de salud y numerosas dificultades para encontrar casas disponibles que pudieran adaptarse como conventos religiosos. Su “culpa” original, para la época, fue ser mujer y, además, reformadora de la vida consagrada, incluyendo la masculina.
Religioso, Vescovo, filosofo, teologo, naturalista, chimico, maestro di San Tommaso d’Aquino. È Albrecht von Bollstädt, meglio conosciuto come Alberto Magno, uomo di grande cultura, soprattutto nelle scienze naturali, che ha lasciato una somma teologica, divenuta modello della celebre Somma teologica dell’Aquinate.
Alberto era di origini germaniche, essendo nato a Lauingen sul Danubio (Baviera), ai primi del XIII secolo, da una famiglia della piccola nobiltà locale. A 16 anni, lo troviamo a Bologna per gli studi. Continuò a perfezionarsi a Venezia e a Padova, dove frequentò i corsi in lettere e in medicina e, nel 1223, entrò nell’Ordine dei Domenicani, nella città patavina. Studiò anche teologia a Parigi e a Colonia, dove lo troviamo come insegnante. I suoi primi lavori furono dei commenti agli scritti dello Pseudo-Dionigi l’Areopagita. Era dotato di un’intelligenza eccezionale, fu maestro non solo nelle discipline teologiche e filosofiche, ma anche nell’osservazione dei fenomeni naturali. Durante il suo soggiorno a Parigi, approfondì lo studio degli scritti del filosofo Aristotele che influenzeranno tutta la sua opera. Voleva rendere disponibile, alla cultura latina e armonizzare con la tradizione cattolica, il pensiero del filosofo greco. Già in vita veniva chiamato “Magno”.
“Era una femmina inquieta e vagante... insegnava da maestra contro ciò che insegnava San Paolo, comandando che le donne non insegnassero”. È il giudizio del Nunzio Apostolico in Spagna, l’Arcivescovo Filippo Sega, su Teresa di Gesù, al secolo Teresa de Ahumada. Nel definirla una girovaga aveva ragione, perché nel 1577 aveva già fondato 12 monasteri per tutta la Spagna e aveva percorso più di cinquemila chilometri. Tutto ciò con i mezzi dell’epoca, su strade che non si potevano definire tali, con tutti i disagi che comportava trasferirsi da una parte all’altra del regno, specialmente per una donna e ancor di più per una monaca. E pensare che nella sua esistenza arrivò a fondare ben 17 monasteri con pochissimi mezzi economici, problemi di salute, e innumerevoli difficoltà nel trovare case disponibili da adattare a conventi religiosi. La sua colpa originale, per l’epoca, fu di essere donna e, oltretutto, riformatrice della vita consacrata anche maschile.
Un medico, nato ad Antiochia da una famiglia pagana, preoccupato dei suoi malati di cui conosce la debolezza e spesso la miseria, fino al giorno in cui ascolta San Paolo parlare di Gesù. Da quel momento, Luca, abbraccia la fede e non abbandona più l’Apostolo, seguendolo fino al suo martirio a Roma nel 67.
Nella Bibbia la presenza degli angeli è costante e attraversa la storia della salvezza. Molti episodi fanno riferimento alla loro azione e al loro ruolo di strumenti e messaggeri di Dio. Basti ricordare, nell’Antico Testamento, la lotta di Giacobbe con l’angelo, dal quale riceve il nome di Israele (Gen 32, 25-29), e la scala, da lui sognata, che da terra toccando il Cielo, veniva discesa e salita da schiere di angeli (Gen 28, 12). Ma anche l’angelo che incontra la schiava Agar e le annuncia la nascita d’Ismaele (Gen 16, 7ss); oppure l’angelo che precede il popolo d’Israele nel suo peregrinare nel deserto (Es 14, 19). E ancora i due angeli che condussero Lot e la sua famiglia fuori da Sodoma (Gen 19, 1ss), o l’intervento dell’angelo che ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare il figlio Isacco (Gen 22, 11-13). O, ancora, Daniele, che fu salvato dalle fiamme della fornace da un angelo (Dn 3, 49), o l’angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto (1Re 19,5-10).
“Nato povero, vissuto povero e sicuro di morir poverissimo”. Così scriveva nel suo Testamento San Pio X, al secolo Giuseppe Melchiorre Sarto. Un Papa di estrazione sociale umile, che giunse alla Cattedra di Pietro dopo aver percorso tutte le tappe della carriera ecclesiastica: cappellano, parroco, Vescovo, Cardinale, Patriarca.
Non vi sono molte notizie storiche sull’Apostolo Matteo. Il suo nome deriva da un’abbreviazione di Mattia o Matania, che vuol dire “Dono di Dio”.
Il Martirologio Romano colloca al 21 settembre la sua morte e al 6 maggio la traslazione del suo corpo dall’Etiopia a Salerno, facendo tappa a Paestum. La tradizione narra che fu ucciso mentre celebrava la Messa.
“Fin dai primi secoli della Chiesa cattolica il popolo cristiano ha elevato supplici preghiere e inni di lode e di devozione alla Regina del cielo, sia nelle circostanze liete, sia, e molto più, nei periodi di gravi angustie e pericoli; né vennero meno le speranze riposte nella Madre del Re divino, Gesù Cristo, mai s'illanguidì la fede, dalla quale abbiamo imparato che la Vergine Maria, Madre di Dio, presiede all'universo con cuore materno, come è coronata di gloria nella beatitudine celeste”. Così Pio XII nell’Enciclica Ad Caeli Reginam,dell’11 ottobre 1954, con la quale istituì la festa liturgica della “Beata Maria Vergine Regina”.
Santa Cecilia, conosciuta come Patrona della musica, dei musicisti e delle musiciste, ma anche dei liutai e degli altri fabbricanti di strumenti musicali, era nata in una nobile famiglia romana, agli inizi del III secolo.
Il 16 ottobre 1978 veniva eletto Papa il Cardinale di Cracovia, Karol Józef Wojtyła. In linea con il suo predecessore, morto improvvisamente il 28 settembre 1978, scelse il nome di Giovanni Paolo II. Era il primo Pontefice non italiano dopo 455 anni dalla morte dell’ultimo straniero, Adriano VI di Utrecht, nel 1523. Ma anche il primo Pontefice polacco della storia e il primo di lingua slava. Il suo pontificato detiene non solo questi primati, ma anche quello di essere stato tra i più lunghi della storia, dopo quello di San Pietro e di Pio IX. Durò, infatti, quasi 27 anni.
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