“Voglio essere soltanto un povero frate che prega”. Così si schermiva San Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione, davanti alle migliaia di fedeli che accorrevano a lui. Perché tanta popolarità per un semplice Cappuccino che viveva in un periferico paese sul Gargano? Il segreto era che chiunque lo incontrava, scorgeva in lui un’immagine viva del Cristo sofferente e risorto.
Bartolomeo: uno dei dodici discepoli che seguì Gesù dopo poco il battesimo nel Giordano. Il suo nome si trova nei Vangeli sinottici nella lista degli Apostoli associato a Filippo, suo conterraneo.
“Il nuovo Beato ha vissuto così: nella gioia del Vangelo, senza compromessi, amando fino alla fine. Egli ha incarnato la povertà del discepolo, che non è solo distaccarsi dai beni materiali, ma soprattutto vincere la tentazione di mettere il proprio io al centro e cercare la propria gloria”. Così Papa Francesco, domenica 4 settembre 2022, in Piazza San Pietro, durante la beatificazione di Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani.
“Dio ama i poveri, e, per conseguenza, ama quelli che amano i poveri”. Così ripeteva San Vincenzo de’ Paoli ai suoi collaboratori. Nato a Pouy, un piccolo paese delle Landes francesi, il 24 aprile 1581, da una famiglia di contadini, non dimenticherà mai che da piccolo faceva il guardiano dei maiali e delle mucche. Il padre lo mandò a studiare a Dax nel collegio dei Cordeliers, diretto dai francescani, con la speranza che potesse acquisire un’educazione per aiutarlo a integrare le entrate familiari.
I due Apostoli Simone e Giuda Taddeo vengono ricordati in un’unica festa nello stesso giorno.È possibile che il motivo sia dovuto al loro comune apostolato in Mesopotamia e in Persia, dove si diressero per annunciare il Vangelo. Non abbiamo molte notizie certe su di loro, quello che sappiamo è ciò che si trova nel Nuovo Testamento.
Contemplativi della gloria di Dio e messaggeri della Buona Novella. Sono i tre Arcangeli che vengono festeggiati il 29 settembre. I loro nomi esprimono la missione, non la loro natura. Sono i messaggeri del Signore, che annunciano la sua volontà e “costituiscono, con i Santi, la moltitudine immensa degli adoratori del Dio vivente”.
Conocido como el “San Pablo de las Indias”, Patrono de las Misiones y gran evangelizador de Asia, Francisco de Jassu y Javier, más conocido como Francisco Javier, fue uno de los primeros y más cercanos seguidores de San Ignacio de Loyola.
Il “San Paolo delle Indie”, Patrono delle missioni, grande evangelizzatore dell’Asia, uno dei primi a seguire Sant’Ignazio di Loyola, è Francisco de Jassu y Xavier, conosciuto come Francesco Saverio.
Nacque nel 1506, nel castello di Xavier vicino a Pamplona, da una nobile famiglia. Nel settembre 1525, si recò a Parigi per studiare al Collegio di Santa Barbara, dove ebbe come compagno di stanza Pierre Favre, primo sacerdote della Compagnia, al quale si aggiunse Ignazio di Loyola. All’inizio i rapporti tra Francesco e Ignazio furono conflittuali, perché Francesco voleva proseguire la carriera accademica, tanto che il Loyola lo definì: “il più duro pezzo di pasta che abbia mai dovuto impastare”. Nel 1530 diventò Magister Artium e ottenne una cattedra al Collegio di Dormans-Beauvais.
I Vangeli presentano Andrea, fratello di Simon Pietro, come uno dei due discepoli di Giovanni il Battista che seguirono Gesù fin dall'inizio (Gv 1, 35-39). Nacque a Betsaida, in Galilea, sulle rive del lago di Tiberiade. Come suo fratello Simone (Pietro) era pescatore. Alla ricerca di Dio, era stato discepolo del predicatore Giovanni il Battista, che lo aveva certamente battezzato. Quando Giovanni Battista indicò Gesù come “L'Agnello di Dio”, (Gv 1,29-40), sulle rive del Giordano, immediatamente seguì il Maestro e non lo lasciò più.
“Il tratto peculiare della figura spirituale di San Girolamo rimane senza dubbio il suo amore appassionato per la Parola di Dio, trasmessa alla Chiesa nella Sacra Scrittura. Se tutti i Dottori della Chiesa – e in particolare quelli della prima epoca cristiana – hanno attinto esplicitamente dalla Bibbia i contenuti del loro insegnamento, Girolamo lo ha fatto in modo più sistematico e per certi versi unico”. Così afferma Papa Francesco nella Lettera Apostolica Scripturae Sacrae affectus,il 30 settembre 2020,nel XVI centenario della morte di San Girolamo.
Santa Barbara, martire del III secolo, è Patrona del Corpo dei Vigili del Fuoco. La sua memoria liturgica ricorre il 4 dicembre, mentre il suo culto si diffuse già a partire dal VII secolo, periodo in cui apparvero i primi Acta del suo martirio.
Un rampollo di nobile famiglia: a dodici anni era già abate commendatario e a ventidue Cardinale, proiettato verso una rapida e luminosa carriera ecclesiastica. Nipote di un Papa, con il tempo divenne un pastore formidabile, esemplare, uno zelante predicatore, promotore dell’attuazione dei decreti del Concilio di Trento. È San Carlo Borromeo, che non si risparmiò fatiche e avversità per riformare la Chiesa, sia nel clero e nei religiosi, sia liberandola dai poteri esterni che attentavano alla sua integrità. Per questo suo zelo subì calunnie, umiliazioni e anche un attentato, con un colpo di archibugio alle spalle mentre stava in preghiera, e dal quale uscì illeso.
Un giorno, il giovane Francesco era a cavallo per la campagna nei dintorni di Assisi, quando incrociò un lebbroso sul suo cammino. Normalmente, aveva un terrore non indifferente verso i lebbrosi, non si avvicinava alle loro case e si rifiutava di guardarli. Se ne incontrava uno per strada, girava la testa dall’altra parte e si chiudeva il naso con le dita per non sentire il cattivo odore che emanavano. Ma quel giorno, non fu uno qualsiasi. Scese da cavallo e diede al lebbroso una moneta d'argento baciandogli la mano. Poi, proseguì il suo cammino. Pochi giorni dopo, con in tasca del denaro, andò a visitare i lebbrosi dell’ospizio. Li riunì e iniziò a distribuire elemosine, baciando a ognuno la mano. Aveva vinto se stesso, e da quel momento non ebbe più timore dei lebbrosi e li servì umilmente.
“Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”: così ripeteva Santa Madre Teresa di Calcutta a chi incontrava per coinvolgerlo nella carità verso i più bisognosi. Era convinta che nel servizio ai più poveri tra i poveri, non si doveva essere semplici assistenti sociali, ma fratelli che vanno in cerca di altri fratelli. Questo, perché la sua carità era animata dalla fede, non era semplice filantropia. Per lei era urgente sollevare le persone dalla miseria, ma era ancora più importante trasmettere loro il messaggio che Dio è Amore e che questo amore si traduceva in attenzione per la loro situazione. Il suo pensiero, a questo proposito, era molto chiaro: “Dio ha identificato sé stesso con l’affamato, l’infermo, l’ignudo, il senzatetto; fame non solo di pane, ma anche di amore, di cure, di considerazione da parte di qualcuno; nudità non solo di abiti, ma anche di quella compassione che solo pochi sentono per chi non conoscono; mancanza di tetto non solo per il fatto di non possedere un riparo di pietra, bensì per non avere nessuno da poter considerare vicino”.
Nicola di Mira, meglio conosciuto come Nicola di Bari, è stato un Vescovo nato a Patara in Licia (attuale Turchia), nel 270 circa. È un Santo che accomuna la maggior parte delle Chiese e delle Confessioni cristiane, venerato da Oriente e Occidente. È celebrato il 6 dicembre, giorno della sua morte e, il 9 maggio, nel ricordo della traslazione delle sue reliquie a Bari.
La festa del Rosario venne istituita da San Pio V con il nome di “Santa Maria della Vittoria”, a perenne ricordo della battaglia di Lepanto, svoltasi appunto il 7 ottobre del 1571, nella quale la flotta della Lega Santa sconfisse quella dell’Impero ottomano. I cristiani attribuirono la vittoria alla protezione di Maria, che avevano invocato recitando il Rosario prima della battaglia.
Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa sono unite nella celebrazione della Natività di Maria. Questa festa nacque in Oriente e venne introdotta a Roma da Sergio I nel VII secolo. In quel giorno, una processione partiva dalla chiesa di Sant’Adriano al Foro per giungere alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Secondo il Calendario liturgico viene ricordata l’8 settembre. In Oriente la natività di Maria era già festeggiata nel IV secolo ed era legata alla costruzione della Basilica di Sant’Anna a Gerusalemme. Questo luogo di culto sorgeva dove si trovava la casa in cui nacque Maria da Anna e Gioacchino. Da Gerusalemme il ricordo della Natività di Maria passò a Costantinopoli e la Chiesa d’Oriente la festeggia collegandola alla Concezione. Non va dimenticato che solo di Gesù, Maria e Giovanni il Battista la Chiesa festeggia la nascita sulla terra oltre che quella in Cielo.
L’Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, comunemente detta San Giovanni in Laterano, è la Cattedrale di Roma. Mater et Caput di tutte le Chiese dell’Urbe e dell’Orbe è un punto di riferimento per la Chiesa Universale. Il 9 novembre si festeggia la sua dedicazione, avvenuta nel 324 per opera di Papa Silvestro. Esattamente, 1700 anni fa.
Gesù, “resta con noi e noi cominceremo a brillare come Tu brilli, a brillare in modo da essere una luce per gli altri” (Meditations on Christian Doctrine, VII,3). Questa celebre frase del Cardinale John Henry Newman racchiude in sintesi il suo pensiero e la sua eredità. Un personaggio scomodo al suo tempo, che suscitò reazioni di vario genere, anche tra i cattolici. Si deve a lui l’apertura ai laici e la loro partecipazione all’evangelizzazione in un’Inghilterra del XIX secolo ancorata alle tradizioni e contraria alle innovazioni. Ma Newman non fu certamente un uomo che si tirò indietro e promosse un laicato intelligente e ben istruito: “Voglio un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere” (The Present Position of Catholics in England, IX, 390). Coinvolse così i laici nell’insegnamento e nella catechesi, trovando opposizione anche tra il clero.
Notte di Natale 1252 ad Assisi: Santa Chiara era costretta sul suo giaciglio nel dormitorio del monastero di San Damiano a causa dell’infermità. Le sue consorelle la lasciarono sola per la recita del mattutino, ma lei avrebbe voluto unirsi a loro almeno quella notte. Allora, chiese al Signore di esaudire il suo desiderio, tanta era la sua devozione al mistero della nascita del Salvatore. Quello che accadde dopo spinse, a più di sette secoli di distanza, Pio XII, il 14 febbraio 1958, a proclamare Chiara patrona universale della televisione e delle telecomunicazioni. L’episodio riveste ancora attualità, in quanto, nel giorno in cui si celebra la nascita al Cielo della Santa, l’11 agosto, anche il Governatorato la ricorda per il suo patrocinio sulla Direzione delle Telecomunicazioni e dei Sistemi Informatici.
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