Two hours in the Vatican Gardens, in the green heart of Vatican City State, is a project promoted by Vatican Museums and aimed at parents with children. Launched on 13 July and lasting through 26 October, “Capture Nature” offers the first guided tour dedicated specifically to families, where they can spend two hours in the Vatican Gardens, immersed in nature and learning outdoors. The tours take place on Saturdays. The itinerary in nature is inspired by Pope Francis’ Encyclical Letter, Laudato Si’ and has the aim of raising awareness in adults and children on issues related to care for creation and protecting our Common Home.
Due ore nei Giardini, nel cuore verde dello Stato della Città del Vaticano. È l'iniziativa “Cattura la Natura” promossa dai Musei Vaticani rivolta a genitori e figli, che ha preso avvio, sabato 13 luglio, e si concluderà il 26 ottobre. Ogni sabato le famiglie possono approfittare del primo tour guidato dedicato appositamente a loro per trascorrere due ore nei Giardini Vaticani, all’insegna della natura e dell’apprendimento all’aperto. Il particolare percorso tra il verde è ispirato all’Enciclica Laudato sì' di Papa Francesco e vuole sensibilizzare adulti e bambini sui temi della tutela del creato e della salvaguardia della Casa comune.
Momenti di socialità, di gioco e preghiera scandiscono a luglio, in Vaticano, le attività di un vero e proprio oratorio destinato a bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni, nel rispetto delle norme anti coronavirus.
L’Aula Paolo VI e i Giardini vaticani: sono queste alcune delle aree in cui si articolano, in questo mese di luglio, le attività dell’oratorio “Estate Ragazzi”, organizzato dal Governatorato e voluto da Papa Francesco per far vivere ai figli di dipendenti della Santa Sede, momenti di divertimento ed esperienze educative. Il coordinatore di “Estate Ragazzi”, don Franco Fontana, cappellano della Gendarmeria e dei Musei Vaticani, sottolinea che questa iniziativa vuole dare l’opportunità a bambini e ragazzi di “vivere in serenità questo periodo estivo”.
A gestire l’oratorio insieme ai salesiani, è l’associazione “Tutti in una festa”, che già anima alcuni centri estivi a Roma. Quello proposto è un percorso educativo-pedagogico basato sul mondo dello sport. L’oratorio “Estate Ragazzi”, ricorda don Fontana, si snoda attraverso vari luoghi e spazi della Città del Vaticano. Nell’Aula Paolo VI, dove sono stati collocati anche alcuni gonfiabili, i ragazzi hanno la possibilità di giocare a calcetto, a ping pong e a biliardino. L’atrio dell’Aula Paolo VI è inoltre la cornice, durante la giornata, dei momenti del pranzo, della colazione e della merenda. Un altro straordinario luogo, quello dei Giardini Vaticani, è lo sfondo di passeggiate e pic-nic. Inoltre, in un’altra zona, vicina ai Musei Vaticani, sono state allestite alcune piscine removibili.
La Città del Vaticano in questo mese di luglio ha dunque anche il ‘sapore’ di un oratorio animato nello stile salesiano e ispirato agli insegnamenti di San Giovanni Bosco.
Molti bambini - sottolinea ancora don Franco Fontana - chiedono se Papa Francesco verrà a trovarli. “La risposta che do a tutti - conclude il religioso salesiano - è che siamo a casa sua: quando vuole, e può capitare anche improvvisamente, noi siamo sempre pronti”. Tutte le attività si svolgono nel rispetto delle norme sanitarie. Marco Maiozzi, dello staff organizzatore di “Estate Ragazzi”, sottolinea che vengono fatte osservare tutte le regole legate all’emergenza sanitaria. “La cosa più bella - conclude Maiozzi - è vedere il sorriso dei bambini a fine giornata; la felicità stampata sul loro volto ripaga di ogni sforzo fatto durante la giornata”.
In diverse occasioni, Papa Francesco ha definito lo sport come esperienza educativa. Rivolgendosi l’8 maggio del 2015 alla Federazione italiana tennis, il Pontefice ha detto: “Ci sono tre strade, tre pilastri fondamentali per i bambini, i ragazzi e i giovani: educazione - scolastica e familiare -, sport e lavoro. Su questi tre pilastri si cresce bene! Quando ci sono tutti e tre, scuola, sport e lavoro, allora esistono le condizioni per sviluppare una vita piena e autentica, evitando così quelle dipendenze che avvelenano e rovinano l’esistenza”. “La Chiesa – aveva infine affermato il Papa in quell’occasione – si interessa di sport perché le sta a cuore l’uomo, tutto l’uomo, e riconosce che l’attività sportiva incide sulla formazione della persona, sulle relazioni, sulla spiritualità”.
Fonte: News.va
Maria Martinetti Stiavelli (1864-1937), a painter from Rome, was only 23 years old when she painted Malaria (1887), a large painting on canvas, measuring 140.5 x 221.5 centimetres. The impressive painting, which had been held in storage at the Vatican Museums, underwent restoration works thanks to the precious contribution of the Canadian Chapter of the Patrons of the Arts in the Vatican Museums.
On Monday, 5 July 2010, during his address for the inauguration of the new fountain in the Vatican Gardens dedicated to Saint Joseph, Benedict XVI said, “It is a work that increases the artistic patrimony of this enchanting green space in Vatican City, full of historical and artistic testimonies of various epochs. Indeed, not only the lawns, the flowers, plants and trees, but also the towers, pavilions, small temples, fountains, statues and other buildings make this garden into a fascinating unicum”.
“Gloria a Dio, in ogni cosa”: con queste parole, il 14 settembre 407, concludeva il suo pellegrinaggio terreno San Giovanni Crisostomo, “Bocca d’oro”, così chiamato per l’arte oratoria e la sua eloquenza. Nato ad Antiochia in un anno compreso tra il 344 e il 354, si dedicò agli studi di retorica e delle lettere sotto la direzione del celebre Libanio. Terminati gli studi, si lasciò affascinare dal mondo e si appassionò al teatro e alle discussioni. Poco dopo, però, si preparò al battesimo e lo ricevette in una domenica di Pasqua di un anno imprecisato. Frequentò, quindi, il circolo di Diodoro, una sorta di seminario in cui si potevano fare studi teologici. In quel periodo, si appassionò all’esegesi delle Sacre Scritture e imparò il metodo storico-letterario della scuola di Antiochia. Trascorse quindi sei anni di vita eremitica, prima sul colle Silpio, vicino ad Antiochia, e poi in una caverna in solitudine e penitenza.
“Di null’altro mai ci glorieremo se non della Croce di Gesù Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione. Per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati” (Gal 6,14). Così l’Antifona d’ingresso alla celebrazione dell’Esaltazione della Santa Croce. Questa festa, che celebra la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, accomuna Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa. Quest’ultima attribuisce molta importanza a questa ricorrenza, quasi al pari della Pasqua. L’origine della festività si può rintracciare nel culto delle prime comunità cristiane di Gerusalemme, quando il Venerdì Santo si adorava solennemente la Santa Croce.
“Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.
“Nato povero, vissuto povero e sicuro di morir poverissimo”. Così scriveva nel suo Testamento San Pio X, al secolo Giuseppe Melchiorre Sarto. Un Papa di estrazione sociale umile, che giunse alla Cattedra di Pietro dopo aver percorso tutte le tappe della carriera ecclesiastica: cappellano, parroco, Vescovo, Cardinale, Patriarca.
“Fin dai primi secoli della Chiesa cattolica il popolo cristiano ha elevato supplici preghiere e inni di lode e di devozione alla Regina del cielo, sia nelle circostanze liete, sia, e molto più, nei periodi di gravi angustie e pericoli; né vennero meno le speranze riposte nella Madre del Re divino, Gesù Cristo, mai s'illanguidì la fede, dalla quale abbiamo imparato che la Vergine Maria, Madre di Dio, presiede all'universo con cuore materno, come è coronata di gloria nella beatitudine celeste”. Così Pio XII nell’Enciclica Ad Caeli Reginam,dell’11 ottobre 1954, con la quale istituì la festa liturgica della “Beata Maria Vergine Regina”.
Bartolomeo: uno dei dodici discepoli che seguì Gesù dopo poco il battesimo nel Giordano. Il suo nome si trova nei Vangeli sinottici nella lista degli Apostoli associato a Filippo, suo conterraneo.
“Il nuovo Beato ha vissuto così: nella gioia del Vangelo, senza compromessi, amando fino alla fine. Egli ha incarnato la povertà del discepolo, che non è solo distaccarsi dai beni materiali, ma soprattutto vincere la tentazione di mettere il proprio io al centro e cercare la propria gloria”. Così Papa Francesco, domenica 4 settembre 2022, in Piazza San Pietro, durante la beatificazione di Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani.
“Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”: così ripeteva Santa Madre Teresa di Calcutta a chi incontrava per coinvolgerlo nella carità verso i più bisognosi. Era convinta che nel servizio ai più poveri tra i poveri, non si doveva essere semplici assistenti sociali, ma fratelli che vanno in cerca di altri fratelli. Questo, perché la sua carità era animata dalla fede, non era semplice filantropia. Per lei era urgente sollevare le persone dalla miseria, ma era ancora più importante trasmettere loro il messaggio che Dio è Amore e che questo amore si traduceva in attenzione per la loro situazione. Il suo pensiero, a questo proposito, era molto chiaro: “Dio ha identificato sé stesso con l’affamato, l’infermo, l’ignudo, il senzatetto; fame non solo di pane, ma anche di amore, di cure, di considerazione da parte di qualcuno; nudità non solo di abiti, ma anche di quella compassione che solo pochi sentono per chi non conoscono; mancanza di tetto non solo per il fatto di non possedere un riparo di pietra, bensì per non avere nessuno da poter considerare vicino”.
Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa sono unite nella celebrazione della Natività di Maria. Questa festa nacque in Oriente e venne introdotta a Roma da Sergio I nel VII secolo. In quel giorno, una processione partiva dalla chiesa di Sant’Adriano al Foro per giungere alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Secondo il Calendario liturgico viene ricordata l’8 settembre. In Oriente la natività di Maria era già festeggiata nel IV secolo ed era legata alla costruzione della Basilica di Sant’Anna a Gerusalemme. Questo luogo di culto sorgeva dove si trovava la casa in cui nacque Maria da Anna e Gioacchino. Da Gerusalemme il ricordo della Natività di Maria passò a Costantinopoli e la Chiesa d’Oriente la festeggia collegandola alla Concezione. Non va dimenticato che solo di Gesù, Maria e Giovanni il Battista la Chiesa festeggia la nascita sulla terra oltre che quella in Cielo.
Dall’Inno nazionale italiano a quello pontificio, da un omaggio alle musiche di Ennio Morricone, a Porgy and Bess di George Gershwin. Senza dimenticare John Williams e un ricordo particolare per Domenico Modugno, ripercorrendo, con le composizioni melodiche, epoche e stili diversi. È il repertorio eseguito dalla Banda musicale del Corpo della Gendarmeria, durante il concerto di domenica pomeriggio, 29 settembre, tenutosi nel cortile del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo. Il concerto, “Ensemble di Ottoni e percussioni”, è stato diretto dal Maestro Stefano Iannilli. coordinato dal vice commissario della Gendarmeria, Mauro Colaiacomo, e con la partecipazione, in qualità di solista, del soprano Anna Kazlova.
Aveva soli 23 anni, la pittrice romana Maria Martinetti Stiavelli (1864-1937), quando dipinse La Malaria (1887), una tela non indifferente per dimensioni. Misura, infatti, 140,5 x 221,5 centimetri. Dai depositi dei Musei Vaticani, dove era conservato, l’imponente dipinto è stato sottoposto a un intervento di restauro, reso possibile grazie al prezioso contributo del Capitolo del Canada dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums.
Il legame tra arte e fede, tra bellezza e verità, tra evangelizzazione e opere dell’ingegno e il ruolo che rivestono in questo contesto i Musei Vaticani. Sono gli argomenti trattati durante una tavola rotonda tra il Cardinale Blase Joseph Cupich, Arcivescovo di Chicago, e Sr. Raffaella Petrini, Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.
Il Capitolo dell’Illinois dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums festeggia i 10 anni dell’iniziativa “Integrating Art & Faith”. L’evento si svolge all’University Club di Chicago, sabato pomeriggio, 2 novembre, e prevede la partecipazione del Cardinale Blase Joseph Cupich, Arcivescovo di Chicago, e di Sr. Raffaella Petrini, Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.
Le Ville Pontificie sono diventate quello che molte realtà del genere anelano a essere: un modello di ecologia integrata nel rispetto dell’ambiente e dell’uomo. Uno spazio non solo verde, ma a tratti urbanizzato, dove da anni si stanno cercando di applicare quei principi che Papa Francesco ha sintetizzato e indicato nell’enciclica Laudato si’. Un ecosistema in cui uomo, animali, piante e flora vivono in armonia. Ne parla in questa intervista a «L’Osservatore Romano», il direttore Andrea Tamburelli, che ha da poco assunto la guida delle Ville Pontificie.
Quando si parla di Castel Gandolfo vengono subito in mente le Ville. Ci può descrivere quale realtà ha trovato al suo arrivo?
Quando sono arrivato qui ho trovato un posto incantato, perché le Ville di Castel Gandolfo sono un luogo meraviglioso, quasi “magico”, dove natura e arte si miscelano in perfetta armonia. La realtà che ho trovato è quella di un gruppo di persone molto unite fra di loro. Le Ville Pontificie, che in passato hanno per lunghi anni ospitato il Santo Padre nel periodo estivo, hanno sempre rappresentato per tutti coloro che vi lavorano e vi abitano, la loro casa, il loro orgoglio, la loro storia e per molti di loro la famiglia. Per moltissimi anni, servire il Santo Padre è stato il principale collante della loro relazione umana e professionale. Attualmente le Ville, come molti sanno, sono state in parte trasformate in un polo museale. Quello che più mi ha favorevolmente colpito è la grande capacità di adattamento e trasformazione che tutti i colleghi hanno dimostrato al cambiamento.
All’interno delle Ville vi è una grande estensione di giardini. Come viene mantenuto questo polmone verde?
I giardini coprono circa 30 dei 55 ettari totali delle Ville Pontificie, con varietà di stili e di attenzione alle piante. Della gestione e manutenzione di questo immenso parco si occupano due squadre di giardinieri e potatori. I 20 addetti ai giardini sono stati formati negli anni a conoscere le Ville e questo soprattutto grazie a una formazione interna trasmessa da generazione in generazione. Le Ville, dall’epoca di Emilio Bonomelli — che ne fu direttore dal 1930 al 1970 — fino a oggi, hanno visto tutti i passaggi delle innovazioni nel campo dell’orticoltura negli strumenti di lavoro, nelle tecniche di coltivazione fino ai trattamenti delle piante. Cerchiamo di essere all’avanguardia e di mantenere l’ecosistema più in equilibrio possibile.
Come applicate le indicazioni di Papa Francesco contenute nell'enciclica «Laudato si’»?
Il dato fondamentale dell’enciclica Laudato si’, la grande intuizione e innovazione del Papa, è l’ecologia integrale, cioè una visione che coinvolge la sfera ambientale, economica e sociale. Nella gestione di un giardino storico e di grandi dimensioni come quello delle Ville, sono necessarie accortezze per il mantenimento di un patrimonio che ha valore artistico e storico. Per questo motivo poniamo molta attenzione all’utilizzo dell’acqua, specie in estate; cerchiamo di usarne il minimo indispensabile ma senza farne mai mancare alle piante. È stato infatti avviato, non ancora completato, un progetto di ammodernamento degli impianti di irrigazione passando da una distribuzione diffusa a una più localizzata e temporizzata. Questo contribuirà alla salvaguardia delle riserve idriche, diritto fondamentale per tutti. Siamo passati, via via che se ne presentava l’occasione, ad attrezzature e macchine elettriche o che usano esclusivamente carburanti ecologici. Questo ha significato un notevole abbattimento delle emissioni di gas nocivi nell’atmosfera e la salvaguardia della salute dei lavoratori e dell’ambiente. Principi di questo tipo vanno tenuti a mente anche nella cura del bestiame. Nella produzione agricola infatti, tutte queste attività vanno svolte in armonia tra loro, utilizzando strumenti efficaci ma moralmente in linea con l’idea che ogni attività umana, per essere integralmente ecologica, deve portare un giovamento alle persone, deve fargli capire che il loro ruolo all’interno del mondo non è solo di fruizione di un prodotto o di un bene.
Avete promosso interventi specifici in questo senso?
Abbiamo diminuito il consumo di materiali plastici con l’obiettivo di continuare a proteggere la qualità del prodotto, garantire la sicurezza alimentare e allo stesso tempo rispettare l’ambiente. Utilizziamo packaging alimentare ecosostenibile che ha portato recentemente alla sostituzione delle confezioni in plastica delle uova con quelle in polpa di legno completamente biodegradabile. Abbiamo realizzato prodotti a chilometro zero che eliminano le fasi di trasporto tra produzione e trasformazione/confezionamento. A titolo esemplificativo il latte appena munto viene trasferito direttamente al caseificio, il miele viene prodotto direttamente nel laboratorio interno alla Villa e infine la produzione di olio viene realizzata con olive, che giornalmente appena raccolte, arrivano direttamente al nostro frantoio interno. Utilizziamo gli scarti della produzione casearia, il siero di latte con elevato valore nutritivo, nella nutrizione degli animali e dei vitelli. I fertilizzanti che usiamo sono naturali in quanto derivano esclusivamente dall’allevamento bovino, e in ultimo, ma non in ordine di importanza, effettuiamo la raccolta differenziata dei rifiuti.
I soggiorni dei Papi hanno reso le Ville nel tempo “il secondo Vaticano”, secondo l'espressione cara a Papa Wojtyła. Come è cambiata la loro fisionomia senza la presenza dei Pontefici?
Sicuramente in questi ultimi anni lo stile e anche l’utilizzo dell’enorme patrimonio delle Ville è profondamente cambiato. Siamo passati dalla residenza estiva dei Papi a un’area aperta al pubblico per mostrare le grandi bellezze del luogo. Siamo passati da un servizio offerto quotidianamente da tutto il personale ai Pontefici, all’integrazione del personale stesso con le esigenze dei turisti e delle guide museali che visitano le Ville. Da questo si comprende con estrema chiarezza come si debba trovare per le Ville una nuova “mission” e su questo stiamo lavorando a tempo pieno con il totale supporto dei miei più stretti collaboratori e dei colleghi direttori dello Stato della Città del Vaticano e, soprattutto, con l’aiuto rispettivamente del presidente e del segretario generale del Governatorato, il cardinale Giuseppe Bertello e il vescovo Fernando Vérgez Alzaga. Personalmente inizio a vedere nelle Ville una progressiva trasformazione da residenza estiva dei Pontefici a polo culturale che potrà unire all’aspetto turistico quello culturale, accogliendo sempre più mostre, convegni, incontri istituzionali ed eventi che rendano le Ville un luogo «patrimonio della cultura e dell’umanità».
Nelle Ville vi è anche una fattoria. Come viene gestita?
Nella fattoria ci sono molti animali e vivono tutti all’aperto. In particolare abbiamo 80 bovini per la produzione giornaliera di circa 1.000 litri di latte il quale — solo questo latte da noi prodotto — viene lavorato giornalmente nel caseificio della fattoria, per la produzione di latte fresco pastorizzato, yogurt e formaggi sia freschi che stagionati. Ci sono inoltre circa 800 galline allevate a terra e all’aperto per la produzione di uova e circa 35 arnie e altrettante famiglie di api per la produzione di miele. Tutti gli animali, sia che si tratti di bovini, di galline, di oche o di asini, vengono controllati periodicamente per accertarne lo stato di salute al fine di garantire la migliore qualità dei prodotti come formaggi, polli e uova. La fattoria costituisce di fatto un modello complesso, ormai quasi unico, comprendente sia le diverse produzioni primarie (allevamento di più specie animali) sia le trasformazioni dei prodotti derivati. Per quanto riguarda le verdure, una quindicina di anni fa sono state piantate nei poggi fra le colture, lunghe aiuole di lavande, salvie, verbaschi e piante da fiore lasciate libere; questo ha attirato una quantità elevatissima di insetti da polline, che hanno cominciato a nutrirsi dei parassiti, e le piante non hanno avuto più bisogno di trattamenti in quantità, come avveniva prima, quando si usavano i prodotti chimici. Questo è potuto succedere perché col passare dei decenni quello della cura della casa comune, è diventato un tema sempre più presente e importante, per la società, per le professioni e per gli individui. È un tipo di intervento che, sempre in linea con l’idea di ecologia integrale della Laudato si’, punta a una semplificazione dei lavori. I prodotti delle Ville vengono venduti principalmente nello Stato della Città del Vaticano e marginalmente nel piccolo punto di vendita all’interno delle Ville.
Sappiamo che vi è anche una produzione agricola. Quali sono le linee guida per la coltivazione?
Le linee guida per la produzione agricola sono volte a preservare non solo la qualità del prodotto che verrà poi venduto e portato sulla tavola, ma anche a valorizzare tutti gli agenti presenti nel processo produttivo: la qualità del suolo e dell’acqua e l’equilibrio tra flora e fauna spontanee affinché rimangano favorevoli alla qualità dei prodotti agricoli. In funzione di tutto ciò stiamo applicando i criteri della “agricoltura convenzionale” attraverso l’utilizzo di fertilizzanti naturali derivanti dall’allevamento bovino. Sempre relativamente alla parte agricola, stiamo sviluppando, oltre alla coltivazione dei prodotti tipici delle Ville legati alla corretta, sana e naturale alimentazione dei nostri capi di bestiame, anche la coltivazione di foraggi (loietto ed erba medica) necessari per l’alimentazione degli animali allevati. Infine, abbiamo una porzione di terreno riservata alla coltivazione degli ortaggi di stagione, oltre alla presenza di circa 1.400 piante di ulivo che trasformiamo in olio utilizzando il nostro frantoio interno originale degli anni Trenta.
Quanto personale è impegnato nella struttura?
Attualmente nelle Ville operano 52 persone, in origine erano più di 60 ma alcuni ci hanno lasciato, con nostro grande dispiacere, essendo un grande famiglia, per raggiunti limiti di età. Tornano comunque spesso a trovarci perché le Ville Pontificie rimangono dentro il cuore di chiunque vi abbia trascorso anche poco tempo.
Da qualche anno è attivo anche un servizio di visite guidate in collaborazione con i Musei Vaticani.
In linea con i desideri del Santo Padre, le Ville sono state aperte ai visitatori e i numeri sono in costante crescita: pensiamo di raggiungere quest’anno i 150.000 visitatori. L’offerta delle varie tipologie di visite è gestita dalla Direzione dei Musei Vaticani in piena condivisione e accordo con la Direzione delle Ville Pontificie. Stiamo inoltre studiando, per il prossimo anno, nuove offerte per i nostri visitatori arricchendo la parte delle mostre nel Palazzo apostolico oltre ad altri percorsi interni a Villa Barberini orientati principalmente a valorizzare l’arte e la cultura. Anche nella fattoria, stiamo studiando per le giovani scolaresche un percorso didattico in grado di mostrare e far conoscere loro i processi naturali e di crescita, sia degli animali che delle piante.
Fonte: L’Osservatore Romano n.213 del 20 settembre 2019 - pagina 8 - di Nicola Gori
The concert held on Sunday, 29 September, in the courtyard of the Pontifical Palace of Castel Gandolfo, covered a vast repertoire, including the Italian and Pontifical national anthems, the music of Ennio Morricone, George Gershwin’s Porgy and Bess, John Williams and a special tribute to Domenico Modugno, retracing the melodic compositions of various ages and styles. “Ensemble for brass and percussion” was directed by Maestro Stefano Iannilli and coordinated by the Deputy Commissioner of the Gendarmerie Corps, Mauro Colaiacomo. Also participating, was soprano, Anna Kazlova, who performed as a soloist.
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