4 aprile: Sant’Isidoro di Siviglia, Dottore della Chiesa

Unì fede e cultura
È l’ultimo dei Padri latini della Chiesa e ha il merito di aver guidato la società della penisola iberica, un centro di cultura e di apprendimento, cercando di unificare gli abitanti romani cattolici con i goti ariani.
Apparteneva a una nobile famiglia di origine ispano-romana, di religione cattolica, che viveva a Cartagena. Nell’anno 554, suo padre Severiano con la moglie e i suoi tre figli Leandro, Fulgenzio e Fiorentina, abbandonarono Cartagena e si stabilirono a Siviglia, dove Isidoro nacque nel 560 circa.
I genitori morirono precocemente, e Isidoro fu cresciuto ed educato dal fratello maggiore Leandro.
Era molto intelligente e colto e si dedicò alla scrittura. Tra i suoi libri, un dizionario, un'enciclopedia, una storia dei Goti e una storia del mondo a partire dalla creazione. Ha completato la liturgia mozarabica, che è ancora in uso a Toledo, in Spagna.
Nel 602, alla morte di suo fratello Leandro, Vescovo di Siviglia, divenne suo successore. Durante il suo episcopato, richiese la costruzione di Seminari in ogni diocesi, scrisse una Regola per gli ordini religiosi e fondò scuole.
Isidoro promosse un’educazione sistematica ed estesa del clero, vedendolo necessario per proteggersi dalle false dottrine. La sua opera più importante, le Etymologiae, divisa in 20 libri, è stata la prima Enciclopedia cattolica. È stata usata per secoli nei Seminari e nelle scuole. Era conosciuto come un pastore caritatevole, che donava molti dei suoi beni ai poveri. Durante gli ultimi sei mesi della sua vita, continuò a donare, tanto che la sua casa era sempre piena di gente. Morì il 4 aprile 636 e venne sepolto nella stessa tomba con Leandro e Fiorentina.